Venti di guerra
Venti di guerra Diciamo stop alle ostilità e alle vittime innocenti. Come fare perché gli uomini tornino a parlarsi? Perché non si impara nulla dal corso della storia? A chi giovano tutte queste guerre, sempre di più nel mondo, ora arrivate anche nel cuore dell’Europa, tornate di prepotenza in Medio Oriente, in quel lembo di terra martoriata che è la Striscia di Gaza?
Una pace giusta e sicura. Una pace vera, costruita sulla fratellanza umana. Se ci riconosciamo nell’unico padre, allora potremmo sentirci tutti fratelli. È stato questo uno dei pressanti richiami che il cardinale Matteo Zuppi ha rivolto lunedì scorso (cfr pag. 4 edizione cartacea di questa settimana) ai suoi confratelli vescovi che compongono il Consiglio permanente della Cei. L’appello è stato forte, ancora uno da parte di uomini di Chiesa.
Continuano a essere incessanti anche quelli che fa uscire quasi ogni giorno papa Francesco, inascoltato profeta in un’epoca in cui agli uomini pare solo interessare incrementare l’escalation, fino a quella nucleare, minacciata con troppa disinvoltura. «Facilmente possiamo riconoscere – ha detto ancora l’arcivescovo di Bologna – tante situazioni nelle quali si sta pianificando l’eliminazione del fratello. Basta pensare ai conflitti in corso».
Una presa di coscienza energica, che non si nasconde nulla, ma guarda alla realtà per quella che è, senza infingimenti. D’altronde, ogni giorno di più avvertiamo crescere i rumori di chi vuole diffondere paura.
Allora ci risultano tanto coraggiose e fuori dal coro le parole di Bergoglio: «Perché ancora tanti morti, se prima o poi andremo a un tavolo di pace? Perché non avviare subito un negoziato?». Le frasi non sono testuali, ma il senso rimane quello. Inalterato e preciso. Sia pace subito.
Diciamo stop alle ostilità e alle vittime innocenti. Come fare perché gli uomini tornino a parlarsi? Perché non si impara nulla dal corso della storia? A chi giovano tutte queste guerre, sempre di più nel mondo, ora arrivate anche nel cuore dell’Europa, tornate di prepotenza in Medio Oriente, in quel lembo di terra martoriata che è la Striscia di Gaza? Sono numerosi gli interrogativi che si pone l’uomo della strada e ci poniamo anche noi.
Domande che non trovano risposte convincenti di fronte alle tragedie che vediamo e cui assistiamo impotenti.
C’è solo un’altra parola che va ripetuta: basta. Ci vuole un cessate il fuoco, anche unilaterale, poi ci vogliono degli accordi che rispettino le persone e i popoli. Quanti bambini devono ancora morire di fame sotto le bombe? E quanti devono soffrire il fronte nell’Ucraina invasa dai russi? A quante tragedie dobbiamo ancora abituarci? I grandi del mondo scrivono la storia e renderanno conto delle sofferenze inferte a milioni di persone. Per cosa, in fondo? Artigiani di pace, ha suggerito Zuppi, perché possano ispirare gli architetti chiamati a costruire il futuro che vorremmo fosse già qui. Da oggi.