Non mollare la presa
Non mollare la presa Il nuovo Dpcm reso noto domenica sera dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte ed entrato in vigore lunedì scorso ha spaccato l’Italia
Era nell’aria e così è stato. Il nuovo Dpcm reso noto domenica sera dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte ed entrato in vigore lunedì scorso ha spaccato l’Italia.
Da una parte ci sono coloro che, sulle indicazione degli esperti del comitato scientifico, vorrebbero attuare un lockdown ancora più duro per invertire la curva dei contagi.
Dall’altra quelli che sostengono una linea più soft, a volte minimizzando la pericolosità del virus e dell’impatto che può avere sui singoli, sulle famiglie, sul lavoro e sull’intera sanità.
Per parte nostra lo stiamo scrivendo da diverse settimane: con questo virus bisogna imparare a convivere. Rispettando le regole imposte e raccomandate. Non è uno gioco. E per comprenderlo è sufficiente leggere qualche testimonianza diretta o ascoltare i racconti di chi è stato toccato in prima persona. Con il Covid non si scherza e molti, per fortuna, sono consapevoli che vada sconfitto quanto prima.
Per realizzare questo intento, in attesa di un vaccino che aiuterebbe non poco, ci sono da adottare comportamenti responsabili.
Abbiamo visto che alle nostre latitudini i richiami alla responsabilità tengono poco. Servono indicazioni precise e chiare. Poche, ma nette, da rispettare.
Oggi è bene distinguere le varie situazioni, come sostengono i virologi. Ma dove l’epidemia si sta diffondendo troppo velocemente occorre agire con chiarezza e senza fraintendimenti. Si poteva fare di meglio con l’ultimo Dpcm? Lo crediamo anche noi, in particolare per quanto riguarda cinema, teatri e scuola. Ma non diciamo che spogliatoi, bar e ristoranti non abbiano favorito questa seconda ondata. Chi lo sostiene sa di non dire quanto in realtà è in gran parte accaduto.
È il momento di proseguire con la “via coreana”. Inseguire i contagiati, anche gli asintomatici, e i loro contatti, è l’unica strada che viene indicata per uscirne quanto prima. Come realizzato nel Veneto nei mesi scorsi. Come sta facendo l’Emilia-Romagna dall’estate scorsa, con egregi risultati.
“Si tratta di resistere ancora alcuni mesi – ha scritto l’economista Leonardo Becchetti in prima pagina su Avvenire di martedì scorso -. Tamponi di massa e tracciamento per individuare i focolai e isolarli frenando la crescita della pandemia”. Tradotto: non è certo questo il momento di mollare la presa.
Infine, una breve nota circa le polemiche innescate domenica sera in tv dall’ex ministro per i beni culturali Walter Veltroni. Dallo studio di Fazio l’ex sindaco di Roma si è chiesto perché siano frequentabili le Messe e rimangano chiusi teatri e cinema. “Certe battute – andando sempre a prestito da Avvenire di due giorni fa – feriscono tanti, ma mortificano solo chi le fa”.