Un bandolo nel bailamme
Un bandolo nel bailamme Trovare un bandolo, in questo bailamme che popola le nostre giornate, non è semplice. I più ci provano, come l’esperienza di ognuno di noi può confermare. Quali insegnamenti cogliere da queste settimane così buie, con le strade deserte, le fabbriche ferme, le saracinesche abbassate, i bar e i ristoranti chiusi?
I pensieri di questi giorni sono milioni. Si affollano. Si accavallano. Si contraddicono anche. Ci costringono a un dualismo quotidiano irrisolto. Fanno la spola, i nostri costanti rimuginamenti, dai numeri crescenti dei contagiati che rischiano di travolgere ogni nostra resistenza al virus, ai pensieri rivolti al futuro con i quali ci costringiamo a pensare che “dietro a una nuvola c’è sempre il sole”.
Trovare un bandolo, in questo bailamme che popola le nostre giornate, non è semplice. I più ci provano, come l’esperienza di ognuno di noi può confermare. Quali insegnamenti cogliere da queste settimane così buie, con le strade deserte, le fabbriche ferme, le saracinesche abbassate, i bar e i ristoranti chiusi?
La nostra vita dipende dagli altri. Forse lo sapevamo anche prima del Coronavirus, ma non volevamo rendercene conto. Lo ha scritto ancora una volta Chiara Giaccardi su Avvenire di martedì scorso. Papa Francesco, con il suo tutto è connesso tutto è collegato spesso ripetuto nella Laudato si’, ce lo aveva ricordato in tempi non sospetti. Ma noi nulla, tutti presi dalle occupazioni quotidiane. Dal fare e disfare nel quale siamo cresciuti dagli anni ’60 in qua.
Poi è arrivato il Covid-19. In tv sfilavano le immagini dalla Cina: strade desolate e città svuotate. Ci pareva di sognare. Mai a noi sarebbe capitato. Invece i morti sono tantissimi. Le tragedie familiari e di intere comunità non si contano. Guai a dimenticarsene. Sarebbe un vero delitto.
Anzi. È proprio da quanto stiamo vivendo che vorremmo cogliere insegnamenti preziosi per guardare avanti. In questo contesto così difficile, di grande preoccupazione quando non drammatico, emergono con forza alcuni aspetti positivi da non trascurare.
Su tutto la riscoperta delle relazioni. Nel momento in cui siamo costretti a rimanere in casa, stiamo prendendo coscienza che accanto a noi vive qualcun altro. Il coniuge, i figli, i genitori, i vicini, gli amici, i tanti che non si sentivano da tempo. Mai come in questi giorni convulsi sono arrivati messaggi e telefonate per avere notizie, per un saluto, per un abbraccio digitale. E non si contano i gesti di solidarietà concreta di cui è popolata la cronaca di cui nel giornale diamo conto.
È già un ricominciare, fatto anche di preghiere nelle case, di Messe online e di Rosari snocciolati come i più mai avrebbero immaginato. Un nuovo inizio, costituito da quel rapporto ineludibile che dà senso al vivere. Da questo nuovo sguardo sulla realtà scaturisce quella capacità di pensare al domani che si chiama speranza (Tonino Cantelmi all’agenzia Sir), che ci fa guardare a quello che già è presente. Basta saperlo cogliere, ma è qui.