La malattia
La malattia La malattia rompe un equilibrio, porta nei territori dell'incertezza e del contatto con la morte. La malattia è un limite arduo da accettare, soprattutto se fino a quel momento si è vissuta una vita di salute, energia, entusiasmo.
La malattia è il lato notturno della vita, sosteneva nel suo libro Susan Sontag. Con la malattia si entra nelle zone più buie e oscure dell’esistenza. La malattia rompe un equilibrio, porta nei territori dell’incertezza e del contatto con la morte. La malattia è un limite arduo da accettare, soprattutto se fino a quel momento si è vissuta una vita di salute, energia, entusiasmo.
Lo scontro con la caducità e il limite è traumatico. La persona inizia a fare i conti con la propria vulnerabilità, mette in discussione l’intera visione della vita e di sé avuta fino a quel tempo. Quando il dolore è troppo resta solo il dolore, sosteneva Freud, tormentato per circa venti anni da un invalidante carcinoma alla mascella. Tuttavia proprio Freud ci ha insegnato che dall’incontro con il limite può nascere il pensiero.
Nella malattia, la vitalità creativa si sviluppa attraverso la trasformazione dell’angoscia in speranza. La speranza ci mantiene vivi psichicamente, alimenta la vitalità della mente. La speranza come ricerca perenne della conoscenza e del pensiero. Un pensiero teso ad allontanare dalla mente il «terrore senza nome» insito nell’arcano della morte. Un pensiero che possa convertirsi in qualcosa di salvifico nel mondo interno del malato e dei suoi familiari.
In termini psicoanalitici si può sostenere che la speranza sia l’ultima, estrema difesa dall’angoscia di morte. A volte illusoria e mendace ma salvifica per la mente, in quanto consente all’individuo di partecipare alla vita, dimenticando che da un momento all’altro si potrà abbandonare il presente.
I latini sostenevano: Spes ultima dea est et omnium rerum pretiosissima, quia sine Spe homines vivere nequeunt, la Speranza è l’ultima dea e la più preziosa di tutte le cose, perché senza Speranza gli uomini non possono vivere.