Domenica 23 settembre – 25esima domenica Tempo Ordinario – Anno B
Domenica 23 settembre - 25esima domenica Tempo Ordinario - Anno B La vera grandezza dell’uomo? Farsi piccolo davanti a DioSap 2,12.17-20; Sal 53; Gc 3,16 - 4,3; Mc 9,30-37
Il brano del libro della Sapienza che la liturgia ci propone oggi inizia dicendo qualcosa che nella vita quotidiana molti di noi sperimentiamo: “Tendiamo insidie al giusto, perché ci è di imbarazzo ed è contrario alle nostre azioni”. Tutti quelli che cercano di configurare la propria vita a quella di Cristo, incontreranno persecuzione, rifiuto, angustia, però non possono cadere nell’avvilimento e rinunciare al progetto che Gesù ha per ciascuno. Al contrario, è fonte di ispirazione e forza per poter continuare con ciò che Gesù desidera.
Nella seconda lettura l’apostolo Giacomo ci mette di fronte a due sapienze: quella offerta dal mondo che annida nel cuore dell’uomo “invidia e spirito di contesa”, e la sapienza che viene dall’alto”, pacifica, mite, piena di misericordia”. Nonostante ciò l’autore propone la sapienza che si acquista per mezzo della orazione per arrivare a quelle attitudini positive che ha ricordato sopra. Il Vangelo di Marco ci mostra un secondo passo di Gesù in cammino verso Gerusalemme, accompagnato dai suoi discepoli. Il maestro conosce ciò che lo aspetta; lo intuisce con la lucidità di un profeta: la passione e la morte, però con la certezza che starà nelle mani di Dio per sempre, perché Dio è il Dio della vita.
Però questo annuncio della passione diventa oggi un motivo per parlare ai discepoli della necessità del servizio. Infatti la croce è stata una scelta di servizio, un mettersi all’ultimo posto. Nella lavanda dei piedi ha sigillato tutto questo, ma ancora di più. La vera grandezza dell’uomo consiste nel farsi piccolo davanti a Dio. Accogliere nel nome di Gesù qualcuno come un bambino è accettare quelli indifesi, senza diritti; è saper ascoltare quelli che non hanno voce, i poveri, i disprezzati di questo mondo. L’impegno, come bene si capisce nella pratica cristiana che Marco vuole trasmettere alla sua comunità, non è capire se la persona è colpevole o no, ma dobbiamo guardare la fragilità.