Domenica 7 aprile – 5ª Domenica di Quaresima – anno C

Domenica 7 aprile - 5ª Domenica di Quaresima - anno C Il perdono è la possibilità di una vita diversaIs 43,16-21; Salmo 125; Fil 3,8-14; Gv 8,1-11

Gesù non si scompone dinanzi all’adultera. Invece si mostra duro verso quelli che erano scandalizzati a causa del suo perdono. In questi due atteggiamenti è il cuore del Vangelo di una domenica che fa da vigilia alla settimana santa di passione e resurrezione.

Due cose mostra Gesù: il perdono e il cambiamento di vita, chiesti a tutti, ma soprattutto a quelli che si ritengono giusti e migliori degli altri, i più difficili a convincersi di essere in errore. Verso la donna portata in piazza come spettacolo (ma dove sono gli uomini che erano con lei?) Gesù ha un supplemento di amicizia e di misericordia. La invita a non volgersi al passato per rinnegarlo e maledirlo, ma ad aprirsi al futuro e a guardare avanti per una nuova possibilità di vita.

Siamo nel mezzo della lotta tra la luce e le tenebre; la luce è portata da Gesù, l’accecamento invece è frutto del male dell’uomo ed è paragonato al buio della notte. La luce smaschera l’ipocrisia e rivela il volto del Padre ricco di compassione e grazia di perdono. Il tutto in due frasi potenti e fulminanti: “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei” e “Va’, e d’ora in poi non peccare più”.

Tra le due, nessun dubbio: è più forte la seconda. Riconoscere la sciagura permanente nella vita dell’uomo è l’esito di un percorso facile all’interno della propria coscienza. Sentirsi dire, dall’unico e vero Innocente, “Neanch’io ti condanno”, è assolutamente mai visto e udito. Gesù non condanna, ma fa cominciare una vita nuova.

E il Vangelo di oggi si accorda alla prima lettura (“Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche, faccio una cosa nuova, non ve ne accorgete?”) e alla seconda di San Paolo: (“Dimentico del passato e proteso verso il futuro corro verso la meta”). Entrambe dicono che alla fine ciò che conta davvero è il futuro.

Ci piace pensare che il dito di Gesù incideva le tavole della nuova legge nel cuore dell’uomo. Nei segni tracciati nella polvere dobbiamo leggere l’invito a guardare in avanti e a tirar fuori la speranza dal futuro, riaperto grazie al perdono ricevuto. Il perdono non è dimenticanza o cancellazione del passato, è però la possibilità di una vita diversa.

Agostino lo dice molto meglio: “Dio non perdona i peccati, Dio perdona i peccatori. Se Dio perdonasse i peccati Gesù avrebbe detto a quella donna: va’ e fa’ come ti pare, fa’ quello che ti pare, e invece gli dice va’ e non peccare più. Quindi non perdona i peccati, perdona i peccatori, cioè ci dà la possibilità di iniziare qualcosa di nuovo”.