Domenica 8 luglio – 14esima domenica del Tempo Ordinario – Anno B

Domenica 8 luglio - 14esima domenica del Tempo Ordinario - Anno B Gesù si meraviglia della nostra incredulitàEz 2,2-5; Salmo 122; 2Cor 12,7-10; Mc 6,1-6

Il Vangelo di questa domenica riporta il celebre episodio di Gesù nella sinagoga di Nazaret. Il ministero lo conduce nella sua città dove incontra i suoi concittadini. L’esito della visita non è scontato: i Nazareni non riescono a ritrovare colui che conoscevano nell’uomo che insegna e che compie prodigi. Così, invece di un’accoglienza affettuosa e familiare, Gesù trova il rifiuto, sperimentando l’incredulità di quanti lo conoscevano da sempre.

Il dubbio non riguarda ciò che viene detto o compiuto, piuttosto non pare possibile ai Nazareni che Gesù, colui che loro conoscono e di cui conoscono la famiglia, possa essere l’autore di tutto ciò. Anche noi, vicini di Gesù, abbiamo il coraggio di “credere” l’Amore che Lui ha per noi, o cediamo allo “scandalo” di uno troppo simile alla nostra fragilità? L’Amore vince tutto nel farsi piccolo: credere significa proprio affidarsi all’Amore che ci avvolge continuamente, nella quotidianità, nelle cose più piccole. E anche Paolo ci dice: “Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza..”.

Quello che ordinariamente riteniamo un motivo di vergogna – la debolezza per Paolo è addirittura motivo di vanto: qualcosa non quadra… Così come non quadra nella vicenda umana di Gesù, che da forte si fa debole, da onnipotente si fa fragile, da eterno si fa mortale, che ci aiuta a assumere le nostre debolezze non come motivo di sconfitta, ma come motivo di grazia.

Marco termina il suo racconto ancora una volta spiazzandoci, dicendo che “Gesù si meravigliava della loro incredulità”. Noi proviamo “stupore” quando percepiamo qualcosa che ci supera: Gesù si “meraviglia della nostra incredulità”, della nostra incapacità di stupirci di fronte all’Amore infinito che ci è diventato familiare.

Gesù che si meraviglia è la rivelazione di un Dio che continua ad amarci, anzi, a farsi ancora più piccolo: d’ora in avanti, nel Vangelo di Marco, Gesù non entrerà più nella sinagoga, ma nelle case, cammina con noi sulle nostre strade, sino alla Croce. Marco ci chiede il coraggio di credere non tanto che Gesù è Dio, ma piuttosto che Dio è Gesù che ci ama sino alla follia del dono totale di sé.