Domenica 16 aprile – Divina Misericordia – Anno A

Domenica 16 aprile - Divina Misericordia - Anno A LA FEDE NEL RISORTO E QUELLA NEL CROCIFISSOAt 2,42-47; Salmo 117; 1Pt 1,3-9; Gv 20,19-31

In questo capitolo 20 di San Giovanni troviamo quattro reazioni differenti di fronte a Gesù Cristo risuscitato.

Il discepolo amato «vide e credette». Maria Maddalena credette alla voce di Gesù che la chiamava per nome. I discepoli credettero all’apparizione del Risuscitato. Tommaso credette al vedere il Crocifisso-Risorto.

Tutto successe «in quel giorno», il primo della settimana, nessuna porta potè impedire che Gesù stesse in mezzo ai Dieci portando loro un pezzo di Paradiso: la Pace. Tutto lì, e sarebbe bastato.

Ai discepoli non restò che gioire. Gesù non è un fantasma: «Mostrò loro le mani e il fianco». È proprio lui, quella è la sua identità. Ai discepoli frastornati, Gesù ripete: «Pace a voi». Questa volta il Signore fa sul serio e soffia forte su quel piccolo gruppo che diventerà la sua Chiesa per tutti i secoli. Ecco la Chiesa ricevere dal suo Signore il potere di… perdonare.

Appena si incontrarono con quel “perso” di Tommaso, tutti, unanimi gridano: «Abbiamo visto il Signore»; un titolo esatto, proprio adatto a Gesù dopo la Pasqua. Ma Tommaso, per far vedere che lui è il “Gemello”, non ci sta: su queste cose non si scherza, ci vuol veder chiaro e mettere il dito nei segni della Passione.

Il Risuscitato ormai ha i suoi orari fissi, i suoi giorni dedicati per intero all’incontro con la sua Comunità riunita in casa, ogni otto giorni: «Il primo della settimana». Gesù viene… sta in mezzo e la porta non fa nessuno scricchiolio. E finalmente Tommaso si arrende di fronte ai segni della Passione che gli parlano dell’identità del Risorto: «Mio Signore e mio Dio»; il vertice del Vangelo.

Questo vuol dire che la fede nel Risorto è inseparabile dalla fede nel Crocifisso: colui che amò «fino alla fine» (Gv 13,1).

Il Risorto, con le piaghe visibili, obbliga i discepoli a interrogarsi sul perché della sua morte: Egli è l’Umiliato «fino alla morte e alla morte di croce» (Fil 2,8). Poi noi suoi discepoli ci becchiamo una bella beatitudine: «Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto» (versetto 29). «Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui» (1Pt 1,7b-8).

Lasciamoci ubriacare dalla gioia pasquale. Prima Comunione, sto dicendo: «Ragazzi, imparate almeno a fare la genuflessione davanti al tabernacolo: lì c’è Gesù». Poi facciamo le prove, ma un ragazzo non riesce mai a farla bene, rimane sempre strisciando con la gamba sinistra. Il giorno dopo incontro la sua mamma che mi dice: «Guarda don Derno, mio figlio sa fare la genuflessione, ma faceva così per nascondere un buco nella scarpa».