Domenica 8 ottobre – 27esima domenica Tempo Ordinario – Anno A

Domenica 8 ottobre - 27esima domenica Tempo Ordinario - Anno A UNO SGUARDO DIFFERENTE CHE COLGA LE MERAVIGLIEIs 5,1-7; Salmo 79; Fil 4,6-9; Mt 21,33-43

Sia la collocazione all’interno del Vangelo matteano (ci stiamo avvicinando ai capitoli finali) che l’immagine utilizzata da tanti scritti profetici (ovvero la vigna, come ci testimonia la prima lettura della liturgia domenicale dell’8 ottobre), ci mettono sull’avviso: il discorso fatto da Gesù è davvero importante.

Gesù sta insegnando qualcosa di fondamentale, una pietra miliare per coloro che lo ascoltano, ma anche per la comunità cristiana che leggerà e ascolterà il testo che ci viene consegnato. Il popolo è stato infedele, lontano da Dio che invece ha mantenuto fino in fondo le sue parole e le sue promesse. Questa infedeltà, però, non è ancora sufficiente per scatenare l’ira di un Dio che distrugga gli infedeli e i peccatori, che punisca finalmente coloro che non ascoltano la sua Parola. Nemmeno le espressioni deluse del profeta Isaia sono uno specchio veritiero del cuore e dell’agire di Dio: «La renderò un deserto, non sarà potata né vangata e vi cresceranno rovi e pruni; alle nubi comanderò di non mandarvi la pioggia».

La rivelazione che Gesù offre nel suo insegnamento, pur senza nascondere il fallimento e la malvagità dei contadini, chiede uno sguardo “altro”, che non si fermi alla fattualità del male e del peccato, e invita alla ricerca della novità continua di Dio, che sempre agisce per mezzo del suo Spirito nella storia e nel cuore degli uomini, anche in mezzo alle pieghe (e alle piaghe) più nascoste e infette che ciascuno si porta dentro e che condizionano spessissimo (in peggio) il nostro comportamento.

Gesù non distoglie il suo sguardo dalla malvagità dell’uomo – «a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti» – ma annuncia che il Regno procede, i frutti arriveranno, perché è Dio che compie il cammino del suo Regno in mezzo a noi nella persona di Gesù Cristo, al di là delle nostre lentezze o addirittura del nostro agire in opposizione. Appunto, serve uno sguardo differente, che colga le meraviglie di Colui che è sempre all’opera e che continuamente ne compie, sia dentro ciascuno di noi che attorno a noi.

Questo sguardo possiamo chiederlo nella preghiera personale e comunitaria, affinché la nostra speranza sia sostenuta dall’“accorgerci” di un Regno che germoglia e fruttifica. Questo nuovo guardare possiamo applicarlo anche ai nostri fratelli, infedeli quanto noi al mandato di Gesù di coltivare la sua vigna e sempre oggetto della paziente benevolenza di Dio.