Domenica 12 novembre – San Giosafat – Anno A

Domenica 12 novembre - San Giosafat - Anno A VITA NON È ATTESA IRREPARABILE MA ATTESA DI UNA FESTASap 6,12-16; Salmo 62; 1Ts 4,13-18; Mt 25,1-13

Che cosa vuole insegnarci Gesù con questa parabola? Ci ricorda che dobbiamo tenerci pronti all’incontro con Lui, ci dice che vegliare non significa soltanto non dormire, ma essere preparati.

La nostra vita non è l’attesa di una fine irreparabile, ma l’attesa di una festa. È molto diverso pensare che alla fine della vita ci sia il nulla oppure ci sia una festa: cambia l’animo con cui oggi attendiamo. L’incontro con il Signore non sarà l’ingresso nell’aula di un tribunale, ma sarà l’abbraccio dello sposo in una festa di nozze. Non tutto però è così roseo, nella vita come nella parabola. Lo sposo tarda e tutte le ragazze si addormentano per la stanchezza all’arrivo della notte. Così è la nostra vita.

Ci lasciamo andare stanchi di lottare, pensiamo che non valga la pena di fare sacrifici e impegnarci e ci troviamo nel buio. Tutti noi sperimentiamo momenti di sconforto e di stanchezza. La vita non è sempre un’attesa gioiosa, ma assomiglia a volte a un sonno tormentato, incontra momenti nei quali la notte della fatica è più forte della gioia. Finalmente, con grande ritardo, arriva lo sposo e un grido sveglia le dieci ragazze, ma la metà di loro non è stata previdente. Inutile cercare di procurarsi l’olio, è tardi, la cerimonia si svolge e le porte si chiudono. È la parte più dura della parabola. Noi abbiamo a disposizione solo il tempo di questa vita, non esistono tempi supplementari.

Abbiamo una vita intera per procurarci l’olio necessario a incontrare lo sposo e non possiamo rimandare tutto alla fine. A questo punto della parabola è chiaro che questo olio, decisivo per la nostra sorte, è l’amore. L’olio alimenta la lampada, simbolo della fede, per fare luce e scaldare: queste sono caratteristiche dell’amore che illumina e scalda il cuore.

Senza amore, la vita è buia e fredda. Se siamo vigilanti e cerchiamo di compiere il bene con gesti di amore, di condivisione, di servizio al prossimo in difficoltà, possiamo restare tranquilli mentre attendiamo la venuta dello sposo: il Signore potrà venire in qualunque momento e anche il sonno della morte non ci spaventa, perché abbiamo la riserva di olio accumulata con le opere buone di ogni giorno. È dunque necessario farci trovare, alla fine della vita, muniti dell’olio dell’amore: è questo che separa chi entra nel Regno da chi rimane fuori. L’olio dell’amore, però, non si compra nei negozi umani, ma va chiesto incessantemente come dono dall’alto, nell’umile perseveranza della preghiera.