Domenica 13 novembre – 33ª domenica Tempo Ordinario – Anno C
Domenica 13 novembre - 33ª domenica Tempo Ordinario - Anno C TESTIMONIANZA SPONTANEA NÉ RICERCATA NÉ SCIALBAMl 3,19-20; Salmo 97; 2Ts 3,7-12; Lc 21,5-19
L’anno liturgico se ne va come nebbia al sole. Ascoltiamo la Parola di Cristo che annuncia l’inconsistenza di questo cosmo.
Le persone lì presenti, senza retorica, tessono le lodi del Tempio: un edificio quasi come quello di Salomone. Il re Erode aveva investito risorse per guadagnarsi il plauso dei giudei oltre le critiche fatte alla sue azioni crudeli. Al Tempio si andava per ringraziare con “voti” il Signore, re d’Israele. I doni votivi lasciati nel Tempio volevano ricordare tanti suoi interventi in favore dei suoi fedeli.
Erano qualcosa di simile agli ex-voto che ammiriamo nella Basilica del Monte, a Cesena. Anch’io dovrei farne almeno una decina. Dovrei fare un quadretto con uno sfondo tutto nero e due fari di luce. Ci raccomandammo con tutte le forze alla Madonna del Monte quando per vari imprevisti dovemmo viaggiare di notte per andare a Caracas: cose da pazzi. Arrivammo a La Guaira alle 23.
L’essere umano rimane affascinato da quello che vede e di quello che fa: è capace di tirare un missile lontano, e se non casca proprio dove voleva, non importa. Ma “quello che vedete” tutto sarà distrutto, ci dice Gesù. È facile ingoiare il tarlo della distruzione, e così l’uomo diventa prigioniero di mille raptus che sputano odio verso le altre nazioni; verso i suoi simili che lavorano, studiano e cercano la pace; verso la sua famiglia, le persone che fino a ieri amava pazzamente, per poi cadere nel vortice del suicidio.
Nel Vangelo Gesù ci parla di tanti avvenimenti nefasti che si abbatterono su Gerusalemme fra gli anni 66-70 d. C.
Come mai? Come è possibile che Dio non sia più l’Emmanuele, il Dio con noi, nella Città Santa? “Venne fra i suoi, e i suoi non l’hanno accolto” (Gv 1,11). La storia ci insegna che il popolo di Dio può vivere anche senza tempio perché ora tutto si è concentrato in quel tempio edificato nel seno della Vergine: “Ma Gesù parlava del tempio del suo corpo” (Gv 2,21).
Di guerre e rivoluzioni ne abbiamo troppe. Le parole del Maestro di Nazaret sono rivolte in primo luogo ai discepoli, cioè a noi. Negli ultimi tempi questo mondo passerà, sparirà: ma Dio è capace di “ri-crearlo” ancor più bello. Gesù ci dice: “Badate di non lasciarvi ingannare” (Lc 21,8). Dobbiamo perseverare fino all’ultimo secondo della nostra vita, e dobbiamo dare una testimonianza che non sia né ricercata né scialba, ma spontanea, come chi vive in Cristo nella normalità della vita quotidiana. E guai se non siamo segno di speranza.