Domenica 17 ottobre – 29ª domenica Tempo Ordinario – Anno B
Domenica 17 ottobre - 29ª domenica Tempo Ordinario - Anno B CHIUNQUE, VORRÀ ESSERE PRIMO SARÀ SERVO DI TUTTIIs 53,10-11; Sal 32; Eb 4,14-16; Mc 10,35-45
Dopo il terzo annuncio della Passione, Gesù e i discepoli camminano verso Gerusalemme.
Giacomo e Giovanni – i più intimi, testimoni di miracoli e della trasfigurazione – fanno una domanda. La richiesta appare molto diplomatica ed esigente: «Vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo» (v. 35). Il Maestro non si scompone e chiede loro cosa vogliono. Essi rispondono: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Chiedono cioè di essere associati al suo trionfo e alla sua autorità nel regno futuro e imminente.
È chiaro, hanno capito poco e si esprimono secondo categorie umane: bisogna non perdere l’occasione e prendere il potere. Questo desiderio sfrenato di essere vicini alla “sedia” del Cristo, in realtà li allontana anni luce dal Maestro e dai loro amici, i “dieci”.
Gesù cerca di correggere il grossolano errore con due immagini: quella del “calice” e quella del “battesimo”.
Con queste immagini Cristo ritorna a fare riferimento alla sua Pasqua di morte e risurrezione. Posti riservati: per chi? I Vangeli quando parlano di destra e sinistra si riferiscono ai due malfattori, quelli crocifissi con Gesù.
Per il resto tutto dipende dal Padre. Gli altri discepoli reagiscono con grande indignazione alla domanda di Giacomo e Giovanni. Allora il Maestro porta un esempio per chiarire le cose: guardate “i governanti delle nazioni” e i “capi” di questo mondo, guardate bene, voi – futura “Chiesa” – fate… esattamente il contrario. «Se qualcuno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti» aveva già detto Cristo in Mc 9,35.
Il versetto 45 è una sintesi, una nuova e autentica immagine in cui dobbiamo rispecchiarci: si tratta del “Figlio dell’uomo” – Gesù – che dà “la propria vita” in riscatto per tutti. Questo sì che significa “servire”.
Il potere è simile a un gioco… d’azzardo. Il potere s’infiltra anche nell’arte: Tomaso Montanari nel suo saggio Chiese chiuse ne fa una critica spietata. Dopo aver parlato di «Chiese sbarrate perché abbandonate e cadenti… chiese derubate… chiese messe in vendita… chiese sconsacrate e poi riconsacrate… chiese chiuse per un giorno… », si chiede di chi è la colpa. «Colpa di un consumismo culturale, insostenibile, tutto ingabbiato nell’industria delle mostre consacrate alla top ten degli artisti noti anche ai politici. Colpa della valorizzazione selvaggia che ha fatto a pezzi quello che rimaneva della tutela. Colpa di un giornalismo servile e ignorante, sordo a ogni denuncia dal basso e capace solo di lodare il potente di turno…».