Domenica 17 maggio – 6ª domenica del Tempo Pasquale – Anno A

Domenica 17 maggio - 6ª domenica del Tempo Pasquale - Anno A Pronti a rispondere a chiunque domandi ragione della speranza che è in noiAt 8,5-8.14-17; Salmo 65; 1Pt 3,15-18; Gv 14,15-21

Anche in questa VI domenica di Pasqua ci viene proposto nel Vangelo un brano del discorso di Gesù nell’Ultima Cena. Ogni parola di Gesù ha per noi una carica e un significato concreti sempre attuali. Nel brano la nota dominante è l’amore a Gesù e da Lui al Padre nello Spirito Santo. Il test più chiaro dell’amore è l’osservanza dei suoi comandamenti, intesi come la sua Parola e condensata in questa frase: « Se mi amate osserverete i miei comandamenti» e «Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi».

Nella fede e nella vita cristiana anzitutto viene l’amore vicendevole tra noi e Gesù e tra noi e gli altri, visti e sentiti come fratelli e sorelle. La vita cristiana non è un’ideologia, ma un incontro concreto, nell’amore tra Dio e noi e da questo incontro emergono le verità della fede che noi siamo chiamati a credere ed a professare.Ci dice Gesù: «Io pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro Consolatore».

È lo Spirito Santo che ci viene donato sempre, particolarmente in questo tempo pasquale e di cui sentiamo particolarmente bisogno in questo tempo così condizionato dalla pandemia. Non per nulla questo sarebbe anche stato il tempo delle cresime, se non ci fosse stata la pandemia. Cresime che in generale rimangono solo come rito, che viene travolto dalla mentalità e dalla vita pagana, cioè senza Dio, in cui siamo immersi. La vita della maggior parte della gente, pur battezzata, si basa sulle mode del momento, sulle cose materiali, sui piaceri che non danno quella pienezza di vita di cui sentiamo la necessità.

Noi, per vivere in modo nuovo e diverso orientato a una gioia vera, desideriamo l’incontro con Cristo, l’uomo vero perché Figlio di Dio che ci dona lo Spirito Santo, il quale rimane sempre con noi per aiutarci e orientarci a Dio, l’unica meta vera e sicura a cui dobbiamo tendere perché Dio solo è la sorgente e lo scopo di ogni uomo che cerca il senso e la gioia della propria vita.

San Pietro nella seconda Lettura ci aiuta a capire bene il senso della nostra vita di fede «pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi» e questo gesto de- v’essere proposto « con dolcezza e rispetto » . La nostra testimonianza di fede è l’unica possibilità di aiuto a questa umanità derubata da Sa- tana dei suoi valori più belli: l’amore alla vita, la famiglia vera, il rispetto vicendevole, l’amore verso i poveri, il dialogo rispettoso con tutti, la ricerca di ciò che è vero, giusto e buono, il rispetto della natura. Testimoniare questi valori importanti, ci ricorda Pietro, in un mondo depravato può chiederci sacrifici e sofferenze, è un prezzo da pagare che porta a una verità consolante: «È meglio soffrire operando il bene che facendo il male» perché nulla sfugge a Dio e così il nostro premio sarà grande.

Il Libro degli Atti (prima Lettura) che si legge in tutto il tempo pasquale ci mostra lo sviluppo della fede cristiana degli inizi. La fede dei primi cristiani era così profonda, ricca e contagiosa, anche nelle persecuzioni, che nessuno poteva fermare! La caratteristica più bella dei primi cristiani era la grande gioia che li invadeva e tutto era dono della docilità al Signore nello Spirito Santo. Per questo tanti pagani si convertivano facendo crescere la Chiesa di Dio. Dov’è oggi la nostra gioia di essere cristiani? L’abbiamo mai avuta? Poniamoci queste domande e nella fedeltà alla Parola di Dio troveremo le risposte giuste da vivere.