Domenica 21 giugno – 12ª domenica del Tempo Ordinario – Anno A

Domenica 21 giugno - 12ª domenica del Tempo Ordinario - Anno A Dio è una presenza tangibile per ciascuno di noiGer 20,10-13; Salmo 68; Rm 5,12-15; Mt 10,26-33

Ogni domenica ci raccogliamo nella memoria della Pasqua a celebrare il sacrificio di espiazione e di lode. Sulla Croce Gesù si è offerto per riparare il peccato e l’Eucarestia ci introduce in questa stessa riparazione, di cui ha così pressante bisogno la nostra vita e quella di tutti, tanto segnata dal peccato che ritorna con affliggente monotonia: ora ci si vergogna di essere credenti, ora la ricerca del successo e l’esaltazione, oppure il cedimento di fronte al Vangelo.

Nell’Eucarestia condividiamo la lode, l’adorazione e il rendimento di grazie di Gesù al Padre. Facciamolo con gioia e con entusiasmo per riempire quei vuoti di fede vissuta alla quale spesso veniamo meno.

Il brano di Vangelo ci riporta alcuni detti di Gesù, pratici, per vivere una vita di fede semplice, bella e serena: il Signore c’invita a non avere paura degli uomini perché Lui vede e conosce tutti i pensieri e i segreti anche i più inaccessibili e interiori di ciascuno. Non esiste nulla di pensato e di organizzato nella maniera più segreta, magari a danno nostro e di altri, che il Signore non conosca. Al momento che Dio solo sa interviene a liberarci da ogni pericolo. O se permette qualche volta, attraverso la malvagità degli uomini, di dover sopportare qualche prova, diventa per noi una testimonianza di fede e di amore che, attraverso la sofferenza e la fatica, si presenta come un’imitazione della Croce che Gesù ha portato perché anche noi possiamo dare qualcosa di nostro per il bene e la salvezza di persone spiritualmente in pericolo.

“Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geenna e l’anima e il corpo”. A pensarci bene queste parole fanno una certa impressione. Noi vorremmo che nulla di simile ci accadesse. Ma Dio vede nel profondo del nostro cuore e Lui solo sa fino a che punto possiamo essere testimoni verso di Lui e per il bene di tante persone. Testimoniare (con o senza il sangue) significa realizzarci totalmente come cristiani. La nostra grande paura dev’essere il peccato e chi ne è il portatore (Satana). Queste parole di Gesù ci spronano a vedere fino a che punto siamo cristiani.

“Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli”. È un’affermazione di Gesù che fa appello alla nostra responsabilità e libertà. In noi tutto è dono di Dio, della sua Grazia e della sua Parola. La salvezza al 99 per cento è opera di Dio, ma perché diventi realtà in noi, dobbiamo darci da fare per realizzare quell’un per cento che manca. E anche in quest’impegno non siamo soli. Il Signore ci è vicino, ci assiste e ci aiuta. Il nostro essere cristiani ha in queste parole il suo senso vero e definitivo. Se noi pensiamo di realizzarci in altro modo, non facciamo altro che disperderci.

Le altre due Letture sono sempre un approfondimento e un arricchimento del Vangelo. Dice Paolo (seconda Lettura) che Adamo è figura di colui che doveva venire, Cristo. Adamo ha trascinato se stesso, ogni uomo e il mondo nel peccato e quindi nella morte. Ma Cristo, il nuovo Adamo, l’uomo nuovo secondo il disegno del Padre ha riportato tutto e tutti nell’amore di Dio. Se vogliamo salvarci ed entrare nella vera felicità, dobbiamo scegliere e seguire Cristo con fede e a tutti i costi.