Domenica 28 giugno – 13ª domenica del Tempo Ordinario – Anno A

Domenica 28 giugno - 13ª domenica del Tempo Ordinario - Anno A Il Signore va amato in ogni cosa e sopra ogni cosa2Re 4,8-11.14-16; Salmo 88; Rm 6,3-4.8-11; Mt 10,37-42

Nei “segni sacramentali che compongono la Liturgia ogni domenica” Dio porta a compimento e prosegue “ l’opera della redenzione”, cioè della liberazione. Egli ci libera dalle tenebre del peccato con il dono dello Spirito Santo, che accende in noi la luce della verità; ci scioglie dal nostro egoismo e tempera le nostre asprezze della vita «con la forza e la dolcezza dell’amore». È un programma di vita, ma è soprattutto un dono. Nella nostra debolezza possiamo mettere in dubbio questo dono così grande. Ma di fronte al dono, non solo di grazia, ma anche della Parola, ci dobbiamo sentire spinti a non avvilirci, ma a confidare e a riprendere con serenità il cammino.

Dal brano di Vangelo (Mt 10,37-42) raccogliamo in particolare due insegnamenti.

Il primo riguarda la dedizione totale da donare a Gesù. Lui va amato più di tutti e più di tutto. Con questo il Signore non cancella i vari rapporti di amore che compongono la nostra vita: lo sposo, la sposa, i figli, i parenti, il prossimo in tutte le sue espressioni, in particolare gli amici e il lavoro.

Il Signore va amato in ogni cosa e sopra ogni cosa. Tutti i nostri affetti non devono essere un controaltare di fronte a Lui. Dobbiamo arrivare all’equilibrio nel rapporto tra Dio e tutti noi. Ciò che realizza quest’amore così è la Croce, di cui Gesù parla e che siamo chiamati a portare con Lui per realizzare davvero l’amore.

Il secondo insegnamento è importante e molto interessante. L’accoglienza nella nostra vita di un profeta, cioè di colui che il Signore ci manda perché noi riceviamo la Parola di Dio, l’insegnamento per la vera vita, riceverà la ricompensa stessa che è propria del profeta.

Così l’accoglienza di una persona giusta, buona e il semplice gesto di dare anche un solo bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli che appartengono a Cristo, riceverà la giusta e sovrabbondante ricompensa. Gesù, con questi esempi, ci rivela una verità della fede a nostra portata di mano, che possiamo praticare e vivere ogni giorno: il Signore si nasconde e nello stesso tempo si rivela a tutti coloro che lo sanno accogliere e amare.

La seconda lettura, tratta dalla lettera di san Paolo ai Romani, è parte di ciò che si legge nella Veglia pasquale. È tutta incentrata sul senso profondo del Battesimo che in Cristo ci unisce a Dio, fa morire in noi il peccato e ci fa pregustare la gioia piena della vita di Cristo Risorto. Sentiamo, attraverso questa Parola di vita, di essere già dei risorti con Cristo, anche se ci rimane da completare, col cammino della croce, ciò che Cristo ha vissuto per entrare nella vita eterna, non più insidiata dalla fatica, dai tranelli di ogni tipo, dal dolore e dalla morte e saremo dei risorti per sempre, possedendo in pienezza la vita di Dio. Intanto dev’essere la nostra condotta, distaccata da ogni rapporto col peccato, a dimostrare che la forza della risurrezione inizia a operare in noi. Ogni peccato è una smentita del Sacramento del Battesimo nostro. Capire la gravità del peccato è una grande grazia.