Domenica 18 ottobre – 29ª domenica del Tempo Ordinario – Anno A

Domenica 18 ottobre - 29ª domenica del Tempo Ordinario - Anno A Portare speranza con una fede vissutaIs 45,1.4-6; Salmo 95; 1Ts 1,1-5; Mt 22,15-21

Con la Parola di Dio oggi ci troviamo di fronte in modo diretto a una situazione quotidiana della nostra vita, alla quale forse pensiamo poco e invece ci siamo talmente immersi che non possiamo trascurarla o evitarla: il modo cristiano di essere cittadini di questo mondo, appartenenti a uno Stato civile organizzato, con le sue leggi, con tutti i diritti e doveri che ci riguardano. Forse le nostre idee e i nostri comportamenti spesso sono lontani o addirittura fuori dal pensiero di Dio sul rapporto tra fede e vita sociale con l’appartenenza a uno stato nazionale.

L’occasione di questa riflessione è data dall’episodio del brano evangelico: i farisei mandano una delegazione insieme con degli erodiani (fra l’altro nemici tra loro) “per vedere di cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi”. Con questo intento malvagio, non s’accorgono di fare un elogio stupendo al Signore: “Sei veritiero” cioè autentico: vivi ciò che dici – “Insegni la via di Dio secondo verità” cioè sei onesto e coraggioso – “Non hai soggezione di nessuno”, cioè non fai discriminazione fra le persone. Gesù, che conosce ogni pensiero e sentimento dell’uomo, li chiama per quello che sono: “Ipocriti” cioè falsi, finti, commedianti.

La domanda insidiosa: “È lecito o no pagare il tributo a Cesare?”. Si aspettavano un sì o un no, che avrebbe dato a loro motivo di accusarlo. Ma Gesù dà una riposta che chiude loro la bocca: “Rendete a Cesare… rendete a Dio…”. Il Vangelo aggiunge: “A queste parole rimasero meravigliati… e se ne andarono”. Queste parole Gesù le ha vissute. Ha rispettato i governanti del tempo, è venuto a contatto con i pagani e li ha elogiati per la loro fede e per l’apertura al Regno di Dio.

Così noi, come cristiani, apparteniamo a Dio, ma siamo anche cittadini di questo mondo. Il rispetto delle leggi dello Stato è indiscutibile, purché non siano contro la legge eterna di Dio, come pure dobbiamo esigere dallo Stato il rispetto dei nostri diritti. Il discorso sarebbe lungo, ma fermiamoci ad alcuni impegni oggi trascurati: 1) partecipare in maniera più incisiva alla vita sociale e politica; 2) essere convinti che i valori cristiani contribuiscono a una vita di popolo più serena e costruttiva.

La prima Lettura ci apre una grande prospettiva sulla nostra vita di fede e il rapporto con le istituzioni di questo mondo: non è un’intuizione dei tempi moderni perché il testo di Isaia va lontano nel tempo. almeno a 500 anni prima di Cristo. Viene annunciata la liberazione del popolo d’Israele dalla schiavitù babilonese: è opera del re persiano Ciro, che non conosceva il Dio vero e unico della Bibbia, ma emana un editto col quale autorizzò i deportati ebrei a ritornare in patria e a ricostruire Gerusalemme.

Dice il brano del profeta: “Dice il Signore del suo eletto, di Ciro: Io ti ho preso per la destra… per amore di Giacobbe e di Israele, io ti ho chiamato per nome, ti ho dato un titolo, sebbene tu non mi conosca… Io sono il Signore e fuori di me non c’è alcun altro”. Dietro a tutti gli avvenimenti e ai comportamenti dei potenti di questo mondo c’è Dio che guida il cammino della storia, la dirige e la porta verso il compimento dei suoi disegni: lo sviluppo, non solo materiale, ma morale e spirituale dell’uomo fino alla sua piena felicità in Dio.

Se tutti i governanti della terra fossero in qualche modo consapevoli delle loro responsabilità, delle quali devono rendere conto a Dio, forse ci sarebbe più giustizia, più verità, più solidarietà e interesse per il bene comune e più pace. I pazzi e i criminali, che ancora esistono, verranno sepolti dalla storia. Ma intanto noi cristiani, in questo momento grave, non ci dobbiamo nascondere. con la fede vissuta dobbiamo dar vita alla speranza di un futuro migliore.