Domenica 27 ottobre – 30esima domenica Tempo Ordinario – anno C

Domenica 27 ottobre - 30esima domenica Tempo Ordinario - anno C Chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltatoSir 35,12-14.16-18; Salmo 33; 2Tm 4,6-8.16-18: Lc 18,9-14

La Parola di Dio di questa trentesima domenica del Tempo ordinario ci porta a riflettere, in modo particolare, sul nostro peccato e sull’immediata possibilità del perdono, ma con alcune semplici e necessarie condizioni da parte nostra. Dio è infinitamente misericordioso, ma non può usare questo amore verso di noi se da parte nostra opponiamo resistenza e rifiuto.

Il Vangelo ci regala la parabola del fariseo e del pubblicano che si recano al tempio a pregare. Qui Gesù ci offre un insegnamento sulle condizioni interiori necessarie alla preghiera. Il fariseo fa un monologo con se stesso e non un dialogo con Dio e quindi non prega. Enumera le opera giuste che compie, ma disprezza il pubblicano peccatore e quindi non prega. Il suo atteggiamento è pervaso di autostima e di orgoglio e perciò si carica di un peccato in più.

Il pubblicano, appartenente a una categoria di persone che ben conosciamo, è consapevole del suo peccato. Lo manifesta anche nel suo atteggiamento esteriore: rimane in fondo, non alza gli occhi al cielo, si batte il petto. Sa di essere peccatore, ma ne prova tutta la tristezza. Veramente pentito, pone la sua speranza unicamente in Dio con le parole: “Pietà di me peccatore”.

Costui, dice Gesù, andò a casa, a differenza del fariseo, giustificato, cioè perdonato, e Gesù pronuncia una frase che dice tutto: “Chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato”.

Davanti a questo brano evangelico potremmo trovarci a disagio perché i protagonisti sono solo due. Ma a pensarci bene, ce n’è un terzo: siamo noi, che non volendo identificarci con i due personaggi, a dire il vero cadiamo nel peccato dell’uno o dell’altro oppure insieme di entrambi. C’è in noi il desiderio di essere graditi a Dio, magari cadendo nell’errore di essere superiori agli altri. Ma ci sono momenti, per grazia di Dio, in cui ci è dato di avvertire quanto siamo lontani dai sentimenti di Cristo e allora non osiamo neppure alzare gli occhi al cielo.

La via cristiana è una lotta, un combattimento, una corsa per ottenere, con una preghiera costante, di diventare miti e umili per avere in noi gli stessi sentimenti di Cristo. È questa la strada per essere giustificati, cioè salvati.