Domenica 3 novembre – 31esima domenica Tempo Ordinario – anno C

Domenica 3 novembre - 31esima domenica Tempo Ordinario - anno C Dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuoreSap 11,22 - 12,2; Sal 144; 2Ts 1,11 - 2,2; Lc 19,1-10

La parola chiave della liturgia di questa domenica potrebbe essere accoglienza. Nel brano di Vangelo, il principale interprete dell’accoglienza è Zaccheo. Per lui accogliere Gesù in casa sua vuol dire ricevere la salvezza di Dio, la sua amicizia e il suo perdono.

Dice Luca: “Zaccheo scese in fretta e lo accolse pieno di gioia”. La gente, che segue Gesù in modo superficiale e solo per curiosità, non sa capire la trasformazione che Cristo opera nell’uomo quando apre a Lui il cuore. Per questo mormora: “È entrato in casa di un peccatore!”. Ma Gesù, il Salvatore, giunto ormai alla fine del suo cammino prima della Pasqua, ottiene la conversione di Zaccheo, la vittoria più sensazionale.

Se Giosuè, dopo l’ingresso nella Terra promessa, ha visto la caduta delle mura di Gerico, simbolo di ciò che è contro Dio, Gesù può constatare a Gerico l’ingresso nel Regno da parte di un ricco. Se è difficile per un ricco far parte del Regno di Dio, a certe condizioni diventa possibile e bello, come per Zaccheo. Gesù lotta contro l’idolatria dei beni materiali (mammona) che sono in potere di satana. Con questa pagina Luca ci descrive la vittoria di Cristo contro l’impero di mammona.

Dio in Gesù restituisce all’uomo la purezza del cuore (Zaccheo significa “puro”). Così Zaccheo, accogliendo il Signore nella sua mente e nel suo cuore prima che in casa sua, d’ora in poi saprà vedere Gesù stesso nei poveri, nei sofferenti e in qualsiasi bisognoso.

La gratuità, l’amicizia di Gesù, la comunione con Lui lo rendono felice, allegro, aperto come le porte della sua casa alla festa del perdono. Se Gesù siede alla mensa con pubblicani e peccatori, lo fa perché cadano le mura di separazione tra coloro che si credono giusti e i peccatori… Accoglienza per noi significa annullare le distanze che ci separano da Gesù.

È troppo facile essere spettatori, seduti e indisturbati, davanti a Gesù che passa. È meglio andare incontro a Lui e permettergli che ci conosca meglio, tra le pareti della nostra casa, nella stanza del nostro cuore. È lì che nasce un rapporto di amicizia e di amore con Lui.

L’accoglienza non è un contorno o una formalità. È essenziale perché nasca un rapporto diverso, totalmente nuovo con Gesù e con le persone che incontriamo. La familiarità col Signore ci aiuta a distaccarci dalle oscure suggestioni del male (la terribile attrattiva di mammona) perché, come dice il Vangelo: “Dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore”.