Domenica 29 marzo – 5ª domenica di Quaresima – Anno A

Domenica 29 marzo - 5ª domenica di Quaresima - Anno A In Cristo la morte è vinta per sempreEz 37,12-14; Salmo 129; Rm 8,8-11; Gv 11,1-45

Questa V Domenica di Quaresima, prima della riforma liturgica chiamata Domenica di Passione, ci porta al culmine del cammino quaresimale. E che Quaresima, quest’anno, così segnata dalla quarantena cui tutti siamo costretti a motivo del Coronavirus.

Abbiamo camminato con Cristo e con la Chiesa verso la comprensione della Passione che avrà la sua piena realizzazione nella vittoria di Gesù sul peccato e sulla morte. Se ci è chiesto di purificare la nostra vita da ogni forma di male il motivo c’è: solo con Cristo, assimilati a Lui noi condivideremo la gioia di una vita nuova, che nessuno e nulla ci potranno strappare.

Il racconto evangelico della morte e della risurrezione di Lazzaro, l’amico di Gesù, mette in evidenza il potere divino che il Signore ha sulla vita e sulla morte. Il racconto s’intreccia con profondi sentimenti umani e con la potenza divina che Gesù manifesta. Da una parte appare con evidenza l’amicizia di Gesù con Lazzaro e le sue sorelle Marta e Maria: quando il Signore giunge e vede le scene di lutto e di dolore scoppia in pianto.

Dall’altra parte Gesù mostra il significato del dolore e della morte che in Lui solo possiamo accettare e capire. Alla notizia di Lazzaro morente Gesù dice: “Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato, ma io vado a svegliarlo”. Questo per farci capire che da Cristo in poi la morte non è un fatto ineluttabile e misterioso che getta l’uomo nel nulla, ma semplicemente un sonno dal quale saremo risvegliati per sempre.

Nel dialogo di Gesù e Marta, il Signore le chiede una fede incrollabile perché Lui è “la risurrezione e la vita; chiunque vive e crede in Lui non morirà in eterno”. Quando Gesù è condotto al sepolcro di Lazzaro risulta il fatto che il morto è in piena putrefazione e l’orrore fetido della decomposizione sottolinea la morte totale di Lazzaro, davanti alla quale noi siamo impotenti. Ma il comando di Gesù: “Lazzaro, vieni fuori!”, cioè risorgi, esci e vivi come e più di prima, toglie alla morte ogni potere perché in Cristo è vinta per sempre.

Nella seconda Lettura Paolo si sofferma sulla parola “carne”: indica l’uomo intero, corpo e anima nel suo stato di opposizione a Dio; è la natura umana ferita dal peccato originale. In un preciso momento della storia è avvenuto qualcosa di straordinario: una vera risurrezione, una nuova creazione. Dio in Gesù Cristo ha liberato questa “carne” che siamo noi dalla pesantezza dissolvente del peccato e della morte. L’ha rifatta a nuovo, immergendola nella vita divina.