Il web, i giovani e le parrocchie immobili

Il web, i giovani e le parrocchie immobili “Quando sei sul web, sei in missione”. Non è una citazione di un documento vaticano, né un estratto di qualche predica o meditazione religiosa. Si tratta invece dello slogan scelto da Google per accompagnare la nuova grafica del suo browser, il programma che consente la navigazione in rete.

“Quando sei sul web, sei in missione”. Non è una citazione di un documento vaticano, né un estratto di qualche predica o meditazione religiosa. Si tratta invece dello slogan scelto da Google per accompagnare la nuova grafica del suo browser, il programma che consente la navigazione in rete.

Il curioso episodio, specchio dell’ennesima contaminazione tra gergo dei nuovi media e linguaggio religioso, offre lo spunto per ribadire la necessità di abitare “da cristiani” i territori digitali.

Lo richiama con forza anche il documento finale del recente Sinodo dei vescovi, arrivando a  ipotizzare uffici per la pastorale digitale ai diversi livelli e sistemi di certificazione dei siti cattolici, così da riconoscerli in mezzo a tante fake news. Un’assemblea dedicata all’incontro tra Chiesa e giovani non poteva certo eludere l’argomento. Non è però una questione solo generazionale.

A proposito di motori di ricerca, per esempio, è interessante quanto racconta don Maurizio Di Rienzo, parroco a San Biagio, in diocesi di Gaeta. La sua esperienza è che “a volte il primo contatto con la Chiesa arriva proprio da una ricerca su Google, una locandina su Facebook o Instagram, una telefonata ricevuta cercando su Tripadvisor”. “D’altra parte – prosegue il sacerdote – la parrocchia deve stare vicino alla gente. Se il popolo di Dio mette la sua casa sul web, anche la parrocchia deve crearsi la sua casa virtuale”.

Viviamo in una cultura senza confini, segnata da una nuova relazione tra spazio e tempo e caratterizzata da una continua mobilità. Ecco allora l’autorevole messaggio lanciato dal Sinodo dei vescovi: “In tale contesto, una visione dell’azione parrocchiale delimitata dai soli confini territoriali e incapace di intercettare con proposte diversificate i fedeli, e in particolare i giovani, imprigionerebbe la parrocchia in un immobilismo inaccettabile e in una preoccupante ripetitività pastorale”.

Una più (inter)attiva presenza online avrebbe ulteriori vantaggi. Secondo il documento sinodale, può essere di stimolo a “un ripensamento pastorale della parrocchia, in una logica di corresponsabilità ecclesiale e di slancio missionario, sviluppando sinergie sul territorio. Solo così essa potrà apparire un ambiente significativo che intercetta la vita dei giovani”.

Questi ultimi, “nativi digitali come i loro coetanei prosegue il testo – trovano qui una autentica missione, in cui alcuni sono già impegnati”. Ha proprio ragione Google: quando sei sul web, sei in missione.