Chiesa e tecnologia, un’alleanza che porta in orbita la speranza

Chiesa e tecnologia, un'alleanza che porta in orbita la speranza La Chiesa saprà trovare una soluzione anche nell’era della dispersione digitale, come in parte sta già avvenendo

La Chiesa sopravviverà all’avvento dei nuovi media? Se lo chiedono in diversi, così come diverse sono le risposte che danno all’interrogativo.

Marshal McLuhan, ad esempio, era pessimista. Il noto massmediologo canadese riteneva che, dove hanno fallito la politica e l’economia, potranno riuscire i nuovi media. La frammentazione dei messaggi e l’individualismo mediatico – questa la sua profezia – porteranno a dissolvere la parola evangelica nel privato delle coscienze, privandola di consistenza pubblica.

Di tutt’altro avviso è Fabio Tarzia, sociologo dell’Università Sapienza di Roma, e autore di “Benedetto contro Francesco. Una storia dei rapporti tra cristianesimo e media” (edizioni Meltemi).

Fin dalle origini, sostiene lo studioso, il cristianesimo è «la religione multimediale per eccellenza », capace di adattarsi all’evoluzione dei sistemi e delle forme della comunicazione, integrandole nel proprio spazio e rinnovandosi così nel tempo. Per questo, assicura, la Chiesa saprà trovare una soluzione anche nell’era della dispersione digitale, come in parte sta già avvenendo.

In effetti, alla base della fede cristiana sta una “notizia” che ha attraversato le epoche dell’oralità, dell’immagine, della scrittura, delle onde radio e televisive fino ai congegni satellitari.

E, a proposito di satelliti, si colloca in questa scia il progetto presentato dal Dicastero per la Comunicazione

della Santa Sede che ha coinvolto il Consiglio nazionale delle ricerche, l’Agenzia Spaziale Italiana, il Politecnico di Torino e altre istituzioni fra cui la diocesi di Torino. Una vera e propria missione spaziale, battezzata “ Spei Satelles”.

Il 10 giugno prossimo sarà messo in orbita dalla California un piccolo satellite contenente un nanobook, ovvero un minuscolo libro elettronico, con le parole e le immagini del 27 marzo 2020, in quel piovoso pomeriggio in cui, da piazza San Pietro, papa Francesco indirizzò il suo messaggio al mondo nel pieno della pandemia.

Il satellite di fattura italiana, che volerà sulle nostre teste a 525 chilometri di altezza, rappresenta per il rettore del Politecnico Guido Saracco «una sfida umana e culturale decisiva», ovvero «che scienza e tecnica possono e debbono essere uniti in alleanza come portatori di un messaggio di speranza e di pace per il mondo intero».

E se, alla fine, invece di essere la tecnologia a colonizzare l’esperienza religiosa fosse l’umanesimo della fede a dare sostanza allo sviluppo tecnologico e agli orientamenti dei media?

La sfida è aperta.