Per fare informazione non c’è bisogno di urlare

Per fare informazione non c'è bisogno di urlare Da circa un mese “Avvenire” ha un nuovo direttore. È Marco Girardo, 51 anni, dal 2000 in forza al quotidiano, di cui guida la redazione economica e l'inserto settimanale sull’economia civile

Da circa un mese “Avvenire” ha un nuovo direttore. È Marco Girardo, 51 anni, dal 2000 in forza al quotidiano, di cui guida la redazione economica e l’inserto settimanale sull’economia civile.

I suoi inizi, però, sono stati al settimanale diocesano di Gorizia, “Voce Isontina”. È nell’informazione cattolica sul territorio che appreso la lezione fondamentale. La vocazione, cioè, a “comunicare cordialmente – spiega, riferendosi al messaggio di papa Francesco per la recente Giornata mondiale delle comunicazioni sociali – Essere disposti a pulire il nostro sguardo e il nostro ascolto e rendere quello che diciamo e raccontiamo capace di arrivare al cuore dell’altro, in modo da favorire l’incontro”.

Una missione difficile in un tempo in cui l’informazione sembra inseguire la velocità e superficialità del web. “Siamo in un periodo storico – conferma Girardo – segnato da forti polarizzazioni nelle posizioni, alimentate da una nuova modalità di comunicazione che si esprime attraverso i social media, che tendono a funzionare tanto più polarizzano l’informazione”. Per questo, serve un giornalismo che “favorisca la possibilità di creare dei ponti, cioè vicinanza con l’altro. E mantenere – anche quando sono scomode – alcune posizioni, ma sempre raggiungendo l’altro”.

Altra sfida, l’intelligenza artificiale, che inciderà sul lavoro di tutti, anche di chi fa informazione da cattolico. “Alla fine, la responsabilità è sempre di chi utilizza lo strumento – riflette il direttore di “Avvenire” – Potremo in qualche modo utilizzarla, come supporto laddove servisse, senza mai sostituire il lavoro fondamentale di ogni giornalista, che è quello di saper leggere la realtà con tutti gli strumenti che ha e di esprimere la propria visione del mondo”.

Il discorso, così, si sposta sul futuro del giornale dei cattolici, che le rilevazioni nazionali danno al quinto posto per diffusione. “Noi proviamo ad inserirci cercando di socializzare il nostro stile – risponde Girardo -. Che è quello di accompagnare sempre i fatti raccontati con onestà e con opinioni di valore. Perché la tendenza attualmente è quella di scambiare i fatti per opinioni. Non ci serve urlare per sopravvivere”.

Dietro al quotidiano c’è una squadra competente ed affiatata. “Cercheremo sempre di più di rimpiazzare il sensazionale con il fondamentale e soprattutto il recente con il rilevante”, promette il direttore. La sfida è quella di “trasferire la forza di Avvenire – la sua autorevolezza, la sua capacità di leggere la realtà con occhi limpidi e con il cuore aperto – anche al mondo digitale”.