Per l’educazione digitale dei bambini serve un patto fra i genitori
Per l'educazione digitale dei bambini serve un patto fra i genitori Chi ha la responsabilità di educare i più piccoli sa quanto sia difficile chiedere ai propri figli o allievi di rispettare norme che i loro compagni non sono tenuti a seguire. Si fa la figura dei cattivi e si ottiene ben poco. Le regole sull’uso dei cellulari o dei videogiochi sono il più classico, e diffuso, degli esempi
Chi ha la responsabilità di educare i più piccoli sa quanto sia difficile chiedere ai propri figli o allievi di rispettare norme che i loro compagni non sono tenuti a seguire. Si fa la figura dei cattivi e si ottiene ben poco. Le regole sull’uso dei cellulari o dei videogiochi sono il più classico, e diffuso, degli esempi.
Forse è proprio partendo da qui che ad alcune associazioni è venuto in mente di proporre non solo un “patto” fra genitori e figli, ma fra gli stessi genitori. Se sono gli adulti a mettersi d’accordo tra loro e a tenere un comportamento concorde, i risultati che si otterranno saranno certamente migliori. È la filosofia su cui si basa “Patti Digitali”, un progetto a cui concorrono Il Centro di Ricerca “Benessere Digitale” dell’Università di Milano-Bicocca e tre associazioni attive nel campo dell’educazione consapevole all’uso dei media: Media educazione comunità (Mec), Aiart Milano e Sloworking. Fra i promotori troviamo i professori Marco Gui, Stefania Garassini, Alberto Pellai e altri.
Lo scopo – scrivono sul sito www.pattidigitali.it – «è promuovere la nascita e lo sviluppo di Patti di comunità per l’uso della tecnologia su tutto il territorio nazionale». Si tratta di favorire l’incontro tra genitori, insegnanti e le altre figure educative con cui i ragazzi si trovano a contatto in modo che possano individuare insieme poche semplici regole su cui siano tutti d’accordo, a cominciare dall’età giusta per cominciare a usare uno smartphone. «La sfida per un utilizzo più sano del digitale si vince soltanto insieme – spiegano i promotori – E alcune esperienze lo confermano già in modo piuttosto chiaro».
Le buone pratiche a cui si riferiscono sono raccontate nel sito, che presenta esempi di Patti già sottoscritti da gruppi di genitori e istituzioni e le modalità per crearne di nuovi, oltre a risorse (ricerche, articoli, testi, video di conferenze sull’argomento) che possano essere d’aiuto per dare forma a un patto locale.
Non solo. Gli esperti dell’Università Bicocca e delle associazioni coinvolte sono a disposizione per accompagnare le diverse comunità in un percorso di formazione all’uso sano della tecnologia, rivolto a genitori, educatori e insegnanti, prevedendo anche il coinvolgimento dei ragazzi.
Una sezione del sito dà notizia degli eventi realizzati, l’ultimo dei quali nell’ottobre scorso, quando a Milano si è tenuto il primo Meeting nazionale dei Patti digitali di comunità, con il titolo: “Ci vuole un villaggio”. Ad oggi, i patti sottoscritti ammontano a 70, localizzati in 12 regioni italiane.