La “dieta mediatica” degli italiani
La "dieta mediatica" degli italiani Dal rapporto Censis tante conferme e qualche novità
Ogni anno, all’inizio di dicembre, il Rapporto del Censis sulla situazione sociale del Paese offre uno spaccato dell’Italia e dei fenomeni che caratterizzano la sua lunga transizione. Fra questi, particolare attenzione viene rivolta all’ambito della comunicazione e dei “consumi culturali” degli italiani.
In un quadro complessivo che definisce i nostri concittadini ciechi dinanzi all’impatto della crisi demografica e intrappolati nel mercato dell’emotività, fa piacere constatare che nell’ultimo anno la spesa per i libri è cresciuta del 12,9 per cento, portandosi dietro anche l’acquisto dei giornali, seppure con un risicatissimo più 0,3 per cento. Non va dimenticato, però, che quanti leggono libri cartacei sono il 42,7 per cento del totale e i lettori dei quotidiani cartacei il 25,4 per cento.
Nessuna sorpresa per quanto attiene agli smartphone: in quindici anni il settore ha registrato un più 724,6 per cento, con una spesa in costante crescita che, nell’ultimo anno, si è attestata sugli 8,6 miliardi di euro.
Mentre calano i telespettatori della tv tradizionale, volano i numeri della tv “mobile”, fruibile tramite internet: web tv e smart tv arrivano al 52,8 per cento di utenza, ovvero oltre metà della popolazione, con un significativo più 10,9 per cento in un anno. Stabile la radio, seguita da 8 italiani su 10. A premiarla è la sua versatilità, che la rende accessibile attraverso gli apparecchi tradizionali, le autoradio, i computer e i cellulari.
A proposito di internet, l’utenza complessiva sale all’88 per cento, con un netto più 4,5 per cento. In aumento anche i social media, specie fra i giovani, fra cui spopolano TikTok, Spotify e Telegram.
In ribasso, invece, i telegiornali che, pur mantenendosi in testa nella graduatoria dei mezzi utilizzati per informarsi, sono passati da una utenza del 60,1 per cento al 51,2 per cento.
Si è affievolita anche l’attenzione per le notizie di tipo medico- scientifico, in precedenza alimentata dalla pandemia: gli interessati passano dal 33,4 per cento al 25,5 per cento. Stanchi di infettivologi e virologi in collegamento tv, le notizie relative a stili di vita, viaggi e cucina riconquistano il secondo posto nelle preferenze (29,5 per cento). Sul podio torna lo sport, con il 27,5 per cento, seguito dalla cronaca nera (25,8 per cento).
Una flessione la registrano anche cinema, concerti e monumenti. Nel 2023 – rivela il Censis – un terzo degli italiani ha preferito rimanere di più in casa e la metà di mantenere gli stessi livelli di attività culturali fuori casa: il doppio rispetto all’anno precedente. Ma, conclude il Rapporto, «che ci sia più voglia di andare in biblioteca (8,8 per cento) che a ballare (7,8 per cento) sembra un dato da sottolineare».