“Se parlassimo di meno, potremmo dire di più”

"Se parlassimo di meno, potremmo dire di più" Un volume in vista della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali

In vista della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, Vincenzo Corrado e Pier Cesare Rivoltella, rispettivamente direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della CEI e docente di didattica e tecnologie dell’istruzione all’Università Cattolica, hanno curato un volume intitolato “Ascoltare con l’orecchio del cuore” (editrice Scholè).

Il titolo è lo stesso del messaggio di papa Francesco per la Giornata, in calendario per il 29 maggio 2022, le cui parole aprono il testo. Oltre a contenere una serie di commenti da parte di esperti in diverse discipline, il libro offre delle schede per l’animazione pastorale dell’appuntamento. Si parla degli effetti dell’infodemia, letteralmente esplosa con lo scoppio della pandemia, della comunicazione in famiglia e del fact-checking, ossia la verifica delle notizie che ci raggiungono tramite il web. Alcune “pagine di cinema” e una traccia per la preghiera concludono le duecento pagine del volume; altro materiale è disponibile online.

Sfogliando il testo, l’occhio si ferma su una frase di Abraham Kaplan, il filosofo americano (nato ad Odessa) citato anche dal Papa. Scriveva in un saggio sul dialogo: “Se parlassimo di meno, potremmo dire di più; se non ci sforzassimo tanto di comunicare, potremmo essere in grado di comunicare”. Si tratta di un paradosso particolarmente vero nell’odierna società dell’iper-informazione e della chiacchiera: presi come siamo dalla paura del vuoto, del silenzio, dell’assenza di “campo”, trascuriamo di avere qualcosa da dire, magari distillando i pensieri e i sentimenti più profondi.

Il sospetto – commenta Rivoltella – è che più del dialogo con l’altro, si cerchi di esorcizzare la solitudine. Il fatto di poter essere reperibili non equivale però all’essere cercati da qualcuno. E questo è difficile da accettare, tanto che lo mascheriamo in mille modi, a cominciare dall’invio compulsivo di messaggi o dalla spasmodica attesa di risposte immediate.

Per comunicare, dunque, è essenziale lavorare sul proprio io, come ricorda anche papa Francesco nel suo messaggio: “Il primo ascolto da riscoprire è l’ascolto di sé, delle proprie esigenze più vere, quelle iscritte nell’intimo di ogni persona”. E che si possono trovare solo nella profondità del proprio animo, non sul display di uno smartphone.