Il ritorno della voce
Il ritorno della voce Dimenticatevi i selfie che riempiono Instagram, i meme di Facebook e anche i video di YouTube e TikTok: su Clubhouse lo spazio è tutto per la parola “parlata”
I social network hanno cambiato il nostro mondo, lo si è affermato molte volte e non c’è nessuno oggi che lo metta in discussione. A volte, però, accade anche il viceversa: il momento storico che si sta vivendo influisce sulle scelte e i modi di relazionarsi in Rete, decretando il successo di nuove piattaforme e il diffondersi di abitudini che sembravano abbandonate.
La mobilità ridotta e azzoppata ha scalfito lo strapotere delle fugaci stories digitali, notava il giornalista Marco Morello, esperto di nuovi media: “La brevità, la semplificazione, finanche l’evasione nella banalità, non sono più abbastanza. Meglio l’approfondimento”.
È quanto sta capitando, ad esempio, con Clubhouse, il nuovo social network di tendenza. Dimenticatevi i selfie che riempiono Instagram, i meme di Facebook e anche i video di YouTube e TikTok: qui lo spazio è tutto per la parola “parlata”.
Il meccanismo consiste in “stanze” di discussione, ognuna dedicata a un argomento specifico, dove si ascolta e si interviene. Senza altro supporto che la voce.
Chiunque può aprire uno spazio di dialogo, ma per prendervi la parola occorre essere invitati. Un filtro che mette al riparo da hater e troll e che dà una patente di esclusività a chi partecipa, o meglio l’ebbrezza di far parte di un’elite. Aperto giusto un anno fa, nell’aprile 2020, a dicembre Clubhouse valeva 100 milioni di dollari.
Nel gennaio 2021, un mese dopo, la quotazione era già salita a un miliardo e più.
Il tempo dirà se si tratta di una moda passeggera – e se verranno affrontate le questioni relative alla privacy degli utenti e alla crittografia dei loro interventi audio.
In un Paese come il nostro, in cui tutti si sentono opinionisti, si può immaginare che continuerà a prendere piede.
Intanto, il nuovo social ha attirato la curiosità di don Alberto Ravagnani, il prete più famoso della Rete, le cui pillole video sui temi della dottrina cristiana fanno incetta di visualizzazioni. “Lo sto sperimentando e mi sembra molto stimolante”, ha dichiarato. “È un social network che insegna a comunicare e persino ad ascoltare”.
“Un prete per chiacchierare” è il nome della stanza di don Alberto, frequentata da credenti e non. “Hanno iniziato a farmi domande sulla fede e sulla religione, stupiti di trovare un sacerdote anche lì”, spiega il prete ambrosiano. Certamente altri lo seguiranno, magari anche più in alto nella scala gerarchica. La via è aperta: ogni giorno, dalle 9,05 alle 9,30 Ravegnani apre i microfoni per recitare una preghiera, leggere il vangelo del giorno e commentarlo insieme a chi è presente.