Anche la Cresima ha la sua App
Anche la Cresima ha la sua App Diocesi e pastorale digitale
l Sinodo sui giovani celebrato nel 2018 lo aveva scritto nel documento finale: la Chiesa si deve dotare, ai vari livelli, di «appositi Uffici o organismi per la cultura e l’evangelizzazione digitale, che, con l’imprescindibile contributo di giovani, promuovano l’azione e la riflessione ecclesiale in questo ambiente».
In diverse diocesi la sfida è stata raccolta. La prima è stata Torino, dove all’interno dell’Ufficio di pastorale universitaria si è costituito un Servizio per l’apostolato digitale, così attivo da mobilitarsi in vista del Centro nazionale per l’intelligenza artificiale in via di costituzione.
Viva attenzione a questi temi si registra anche in Lombardia. Durante la scorsa estate le diocesi della regione hanno organizzato un percorso di formazione rivolto agli addetti della comunicazione e agli operatori pastorali: laici e religiosi, presbiteri e diaconi. Sul sito chiesadimilano.it sono disponibili i video delle prime lezioni. Si comincia con un approfondimento riguardante le trasformazioni culturali e antropologiche provocate dai nuovi media, per proseguire con una rassegna delle possibilità offerte dal web per annunciare il vangelo e una carrellata di esperienze di pastorale digitale.
Nella diocesi di Senigallia, invece, una famiglia con competenze professionali nel settore tecnologico ha realizzato “Pane Fresco” ( panefresco.eu), uno spazio rivolto esplicitamente alle parrocchie con tanto di regole per produrre video e cartoni animati per la catechesi, siti e blog, testimonianze e recensioni. C’è perfino myCresimapp, un’applicazione per Android e iPhone da scaricare il giorno della cresima e iniziare così un dialogo sul sacramento ricevuto.
L’interesse per questi temi stava diffondendosi anche prima, ma l’emergenza sanitaria l’ha reso quanto mai urgente. La pandemia ha cambiato la pastorale, portando a una crescita esponenziale della presenza ecclesiale sul web. Una cosa, su tutte, va sempre ricordata. Pensare che l’evangelizzazione “digitale” sia solo una questione di mezzi e abilità tecnologiche può portare fuori strada. Prima di coinvolgere le macchine, la pastorale nel mondo del web passa dalle persone e dalla loro interiorità.