La quarantena online, tra creatività e sorrisi
La quarantena online, tra creatività e sorrisi La fortuna del digitale è nel dare nuova vita all’analogico, a quel “tocco umano” che non potrà mai completamente rimpiazzare
Il confinamento forzato dentro le mura di casa, durante i mesi del lockdown, ha fatto sì che la creatività si sprigionasse soprattutto attraverso i canali digitali. In molti casi, unica possibile “via di fuga” dalla reclusione coatta.
Scorrendo le immagini e i video pubblicati sui social network, spiccano i meme ironici e le sfide più o meno sportive ed estetiche, come quella di palleggiare con i rotoli di carta igienica o di “indossare” i cuscini come fossero abiti.
Se il trasferimento online delle relazioni, comprese quelle di lavoro, ci ha resi tutti dei “mezzibusti” televisivi, non raramente vestiti eleganti (o decenti) solo al di sopra della cintura, in Australia c’è perfino chi ha lanciato una simpatica competizione: fotografarsi in abiti eccentrici o formali mentre si esce di casa per gettare la spazzatura. Follie concesse solo se accompagnate dall’hashtag #iorestoacasa.
Una delle trovate che ha spopolato di più è stata quella di ricreare in casa delle opere d’arte famose, utilizzando gli oggetti a portata di mano. Ideato dalla giovane olandese Anneloes Officier fin dai primi giorni della “clausura”, il challenge culturale si è diffuso a macchia d’olio, finendo per essere rilanciato perfino da musei quali il Louvre di Parigi, l’Hermitage di San Pietroburgo e il Metropolitan di New York.
Fra i capolavori più imitati, la Ragazza con l’orecchino di perla di Veermer, l’Urlo di Munch, la Dama con l’ermellino di Leonardo da Vinci. Così, la Rete ha mostrato anche il suo volto geniale e autoironico, capace di alleviare il peso della quarantena.
Come la stessa Anneloes ha dichiarato, “Se questo può far nascere un sorriso in un periodo difficile come questo vale la pena passare le mie pause dallo smartworking e le mie serate su questo progetto, che si è rivelato terapeutico anche per me vedendo queste divertenti creazioni prendere vita”.
Volendo trovare a tutti costi una conclusione edificante, verrebbe da riprendere un’osservazione solo all’apparenza scontata e cioè che senza l’offline anche l’online è più povero. O, se volete, la fortuna del digitale è nel dare nuova vita all’analogico, a quel “tocco umano” che non potrà mai completamente rimpiazzare.
Una conferma di ciò viene anche da chi, in questi mesi, si è cimentato nella didattica a distanza e nell’homeworking: riesce meglio in questi nuovi scenari chi possiede qualità personali (e interiori) apprese in contesti del tutto diversi. È il paradosso di oggi: per riuscire bene nel digitale la tecnologia da sola non basta.