Denatalità, è in gioco il futuro
Denatalità, è in gioco il futuro Domenica 3 febbraio la Chiesa italiana celebra la Giornata per la vita. È la 41esima, poiché fu istituita nel 1979, all’indomani dell’approvazione della legge che ha permesso in Italia l’eliminazione di quasi 6 milioni di bambini con l’aborto, chiamato con l’eufemismo “interruzione volontaria della gravidanza”.
Domenica 3 febbraio la Chiesa italiana celebra la Giornata per la vita. È la 41esima, poiché fu istituita nel 1979, all’indomani dell’approvazione della legge che ha permesso in Italia l’eliminazione di quasi 6 milioni di bambini con l’aborto, chiamato con l’eufemismo “interruzione volontaria della gravidanza”.
Così la Chiesa italiana ha voluto che tutti i fedeli ricordassero ogni anno il dramma dell’aborto e ha indicato un preciso giorno dell’anno in cui celebrare la vita concepita: la prima domenica di febbraio. Per l’occasione, il Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana offre a tutti un tema su cui riflettere. Il primo, indimenticabile, nel 1979 fu “La Vita è sacra”. Nei titoli delle lettere del 2003 e del 2004, “Della Vita non si fa mercato” e “Senza figli non c’è futuro”, si nota la preveggenza e l’attualità sulle tristi realtà dell’utero in affitto e sulla denatalità.
“È vita, è futuro”, il titolo del messaggio della Cei per quest’anno. Un pensiero particolare è stato rivolto per la cura delle persone anziane, “memoria del popolo”, nostre radici e guide anche per le nuove generazioni.
A proposito dei giovani, nel messaggio si esprime preoccupazione perché “La mancanza di un lavoro stabile e dignitoso spegne nei più giovani l’anelito al futuro e aggrava il calo demografico, dovuto anche ad una mentalità antinatalista che, non solo determina una situazione in cui l’avvicendarsi delle generazioni non è più assicurato, ma rischia di condurre nel tempo a un impoverimento economico e a una perdita di speranza nell’avvenire”.
Giancarlo Blangiardo, professore di Demografia, ci fa un quadro desolante: nel 2017 si contano 458mila nati; per il 2018 si parla di un ulteriore calo di 16mila nati, a fronte di 2mila persone morte in più di quelle nate (dati del 2017). La Legge sull’aborto ha creato nella popolazione una “mentalità abortista” per la quale c’è la convinzione che tutto ciò che è legale sia giusto. Con la convinzione che i diritti e la volontà della donna e della coppia debbano prevalere sulla vita in grembo, piccolissima, senza voce, senza diritto alcuno (ma, urliamolo: è uno di noi!), si commettono i delitti più atroci. Papa Francesco parla di “piaga dell’aborto, che non è un male minore, è un crimine”.
A conclusione del loro messaggio, i vescovi italiani scrivono: “La vita fragile si genera in un abbraccio; la difesa dell’innocente che non è nato deve essere chiara, ferma e appassionata, perché lì è in gioco la dignità della vita umana, sempre sacra”.
I Centri di aiuto alla vita, il Movimento per la vita italiano e le altre realtà nazionali per la vita si impegnano perché ogni comunità parrocchiale, almeno in quella Giornata, si fermi a riflettere sul valore della vita umana concepita. Nei 342 Centri di aiuto alla vita attivi in Italia (il primo fu fondato nel 1975), nel solo 2017 sono stati aiutati a nascere 8.540 bambini, grazie anche al Progetto Gemma, creato per aiutare le mamme con difficoltà economiche, alle quali i tanti bravissimi volontari danno sostegno psicologico, medico, logistico.
Il Movimento per la vita può contare anche su numerosi giovani, impegnati e sorridenti: ecco il nuovo popolo della vita, di cui parlerà la 23enne Irene Pivetta venerdì 8 febbraio in Seminario. Per dirla con i vescovi, “Incoraggiamo quindi la comunità cristiana e la società civile ad accogliere, custodire e promuovere la vita umana dal concepimento al suo naturale termine. Il futuro inizia oggi; è un investimento nel presente, con la certezza che la Vita è sempre un bene, per noi e per i nostri figli. Per tutti. È un bene desiderabile e conseguibile”.