Arrivati al confine ucraino i primi aiuti della Caritas cesenate

Quella che doveva essere una vacanza in Polonia, programmata tra luoghi sacri cari a Giovanni Paolo II e memoria storica (Cracovia, Częstochowa, Auschwitz), si è trasformata in una improvvisata missione a favore dei profughi ucraini al confine tra i due Paesi, andata in porto oggi pomeriggio. A stravolgere i piani del cesenate Andrea “Andrew” Casadei è stata la crisi umanitaria seguita all’invasione russa dell’Ucraina.

“Non potevamo certo restare indifferenti – spiega al telefono Casadei, responsabile dei centri di accoglienza della Caritas di Cesena-Sarsina –. Prima di partire, d’accordo con il direttore della Caritas, ho raccolto con l’amico polacco Jacek una quindicina di pacchi da consegnare alla Caritas polacca. Da alcuni medici cesenati, tra cui la dottoressa Federica Fabbri, abbiamo preso beni di primo soccorso, come bende e garze. Abbiamo aggiunto prodotti per l’igiene personale e vestiti per i bambini. Ho ritirato poi alcuni scatoloni già pronti dalla Caritas di Sant’Egidio e da quella di Gambettola, molto attiva su questo fronte, riempiendo all’inverosimile la Skoda Superb di Jacek”.

L’idea iniziale era quella di consegnare il tutto alla Caritas di Cracovia ma una volta arrivati, nella giornata di sabato, è stato spiegato loro come le necessità più grandi fossero a Est. Così, oggi, i due hanno aggiunto 250 chilometri al percorso dirigendosi a Przemyśl, cittadina di 60mila abitanti a otto chilometri dal confine ucraino.

“La Caritas dell’Arcidiocesi di Przemyśl ci ha accolto molto bene, eravamo gli unici a essersi presentati direttamente a loro. Dopo aver scaricato i pacchi ci hanno dato le pettorine e, con un loro operatore, ci siamo diretti alla stazione ferroviaria della città, piena di mamme e bambini. Lì abbiamo distribuito ai piccoli i disegni fatti dai bambini cesenati di una scuola elementare, con bandiere italiane e ucraine e simboli della Pace, consegnatimi dall’Azione Cattolica di Villa Chiaviche, oltre a centinaia di caramelle Goleador. Gli ucraini presenti si dividevano tra chi aveva parenti pronti a ospitarli e chi veniva indirizzato al campo profughi”.

Ad oggi la Caritas locale stima una presenza di 4-5mila ucraini presenti nella sola Przemyśl ma il flusso di profughi è ininterrotto: “Avvicinandoci al confine – aggiunge Casadei – abbiamo visto un campo profughi ben organizzato, con pullman che facevano continuamente la spola, carichi di donne, vecchi e bambini. Non siamo potuti arrivare proprio sul confine perché prima di esso c’è una “muraglia” di macchine provenienti da tutta Europa, abbiamo visto targhe di ogni genere. Si tratta di ucraini che aspettano il passaggio dei loro cari, parenti o amici”.

Sul posto i due hanno visto aiuti provenienti dal Portogallo, dalla Germania, dalla Svizzera e dalla Repubblica Ceca “e lungo il percorso abbiamo incrociato anche camion delle Nazioni Unite”.

Gli aiuti cesenati sono una piccola risposta alle necessità dei profughi: “Ma sono le gocce a formare il mare della solidarietà” conclude Casadei.