Importante ritrovamento per Villa Silvia

Dopo anni di ricerche,  è stato recuperato negli Stati Uniti il disco originale 78 giri della canzone che il tenore cesenate Alessandro Bonci cantò a Villa Silvia per il poeta Giosuè Carducci

L’11 settembre 1904, alla presenza delle autorità e della nobiltà cesenate, Alessandro Bonci, al culmine della sua carriera, cantò per Carducci il brano di Pergolesi “Tre giorni son che Nina” accompagnato al pianoforte dalla contessa Silvia Baroni Semitecolo proprietaria della villa. In quella serata Giosuè Carducci, premio Nobel italiano per la letteratura, si commosse tanto da pregare Bonci di cantare ancora una volta il brano. L’evento, come ricorda Franco Severi, che di Villa Silvia ne è il curatore, ebbe grande risonanza nella città come documentato dal giornale “il Cittadino” di Trovanelli. “Questo disco – dice Severi – riveste una notevole importanza storica perché lega il passato al presente di Villa Silvia Carducci: l’incontro di tre importanti rappresentanti del mondo della cultura dell’epoca: Carducci, Bonci e la contessa Silvia”.

La contessa era ottima pianista e compositrice, parlava correntemente quattro lingue, vantava amicizie importanti tra le quali con la regina Margherita di Savoia. La villa infatti fu preparata per il suo arrivo nel 1905, che tuttavia non avvenne. Carducci fu ospite della contessa per undici estati. Erano gli anni nei quali Alessandro Bonci era all’apice della sua carriera: al Teatro la Scala di Milano venne riconosciuto come uno dei più grandi tenori del mondo, nelle Americhe era pagato addirittura il triplo di Caruso. Riscuoteva successo nei più importanti teatri di Europa e degli Stati Uniti, in particolare al Metropolitan Opera House di New York, che lo rese ricco e famoso. Al ricevimento dato da re Edoardo VII d’Inghilterra per il presidente di Francia Loubet, Bonci fu invitato a cantare al concerto di Sua Maestà ricevendo in ricordo un gioiello in oro e diamanti. Thomas Alva Edison, inventore della registrazione della voce, al termine di un concerto diretto da Arturo Toscanini al Metropolitan Opera House di New York con la partecipazione di Alessandro Bonci volle conoscerlo. Nell’occasione gli propose  di registrare per lui brani d’opera su cilindri di cera e su particolari dischi Edison denominati Diamond Disc. Bonci accettò ed Edison per liberarlo da un contratto in essere con una casa discografica italiana pagò la penale.

Bonci, uno dei cesenati più illustri, è ritornato attuale per merito del museo Musicalia allestito nelle aristocratiche stanze della dimora settecentesca di Lizzano dove è custodito il più importante patrimonio bonciano esistente. Patrimonio raccolto negli anni in Italia e nel mondo. Innumerevoli dischi in gommalacca e in altre tipologie, cilindri in cera da lui registrati, vari documenti e un Vorsetzer, speciale strumento che tramite rulli di carta forata è in grado di suonare automaticamente un pianoforte. La Fondazione Severi e l’Amministrazione comunale fanno sapere che stanno lavorando per trasferire questo patrimonio al Teatro “Alessandro Bonci”.

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