Cesena
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Autore del libro "Vivere la montagna"

"La montagna insegna e la fatica pone orizzonti": a Cesena l'incontro con il medico Paolo Crepaz

L'appuntamento rientrava tra le iniziative promosse nel "Tempo del Creato". Vivere in montagna, frequentarla e apprezzarla: una riflessione in chiaro-scuro sull'ambiente naturale e sull'uomo. E a proposito delle croci...

sala "Cacciaguerra" del Bcc Romagnolo, venerdì 21 settembre: da sinistra, Daniela Verlicchi vicedirettrice del Corriere Cesenate, e il medico-giornalistica Paolo Crepaz

“La montagna per me significa casa. Qui mi sento a casa: mi sono sentito così appena ho visto l’immagine del manifesto dell’appuntamento di questa sera, dove sono rappresentate le montagne della catena delle Odle, sulle Dolomiti, al confine tra la Val di Funes e la Val Gardena, con vista sul Sassolungo. Lì sono cresciuto. Questo libro è un atto di riconoscenza verso la montagna: sono nato all’ombra della Marmolada. Lì si è formato il mio carattere, lì sono le mie sicurezze”.

È stato un dialogo, quasi un racconto, l’incontro di venerdì sera 20 settembre nella sala “Cacciaguerra” della Bcc Romagnolo di Cesena, all’interno delle iniziative “Spera e agisci con il Creato” promosse nei giorni del “Tempo del Creato” dall’ufficio Gaudium et Spes della Diocesi di Cesena-Sarsina, dal circolo “Laudato si’” di Cesena, da Città Nuova, con il sostegno della Bcc Romagnolo.

Ospite della serata il dottor Paolo Crepaz, medico chirurgo specialista nello sport, giornalista e vicepresidente del Coni, invitato a presentazione del suo libro “Vivere la montagna – Paesaggi, sport, salute” (Citta Nuova, giugno 2023). In dialogo con Crepaz, Daniela Verlicchi, vicedirettrice del Corriere Cesenate e responsabile del settimanale “Risveglio”, edizione ravennate del Corriere Cesenate. La Verlicchi abita a Faenza. “È successo. Ed è successo di nuovo. Nei giorni della nuova alluvione che ha colpito il territorio romagnolo e che vede il faentino e il ravennate molto danneggiati – ha introdotto la Verlicchi – questa riflessione può essere un dono per dare forza e prendere iniziative. Nella consapevolezza che ognuno di noi può fare qualcosa”.

“Noi siamo quello che siamo grazie al contributo che l’ambiente ci mette a disposizione. E ci permette di esprimerci – è tra le prime riflessioni di Crepaz -. Nel mondo esistono 3mila varietà di piante: dovremmo essere più grati”. E con una sollecitazione da medico: “Sapete cosa hanno in comune canadesi, altoatesini e belgi? In queste aree la demenza senile compare mediamente 10 anni dopo rispetto alla media mondiale. Il perché di questo è dato dal bilinguismo, che permette alle aree del cervello di svilupparsi e di lavorare in modo migliore”. Tra le diverse citazioni che intervallano il testo, quella del medico romano Galeno: “Il miglior medico è la natura: guarisce i 2/3 dei mali e non parla male dei colleghi”. “La salute non è essenza di malattia, ma è concetto di felicità, cioè la gioia di stare al mondo e di vivere esperienze autentiche dal punto di visito fisico e relazionale. L’ambiente bello è un grande facilitatore. Come medico, prescrivo sani stili di vita, con motivazioni da trovare. L’ambiente naturale è una motivazione, e la montagna offre tanto. Il camminare fa parte della storia dell’umanità”.

Come è cambiato l’ambiente negli anni, e quanto ha inciso la mano dell’uomo? Alla sollecitazione della Verlicchi, Crepaz risponde sottolineando che “il concetto di paesaggio naturale è una ingenuità cognitiva. Il paesaggio è sempre culturale. Natura e uomo sono interconnessi”.

“Non ereditiamo la terra dagli antenati, ma l’abbiamo in prestito dai nostri figli”: è la citazione di un antico proverbio dei nativi americani da cui prende spunto per una nuova riflessione. “La montagna non è cartolina. Non è Haidi. Ma è luogo dove le persone sono parte integrante dell’ambiente”.  I riferimenti alle nuove costruzioni sono molteplici, così come le contraddizioni portate in luce: “A Cortina d’Ampezzo si sta costruendo un impianto di bob e slittino dal costo di 80 milioni di euro, 500 larici abbattuti e dal costo annuale di gestione di 1.400.000 euro. E in Italia i praticanti di bob e slittino a oggi sono 59”. Oppure in Val Gardena, “dove la prestigiosa e storica scuola di lavorazione del legno oggi è frequentata da 20 giovani, e nessuno di loro è originario del posto. Un appartamento può arrivare a costare dai 10 ai 12mila euro al metro quadro, con la conseguenza che i giovani che si sposano difficilmente riescono a mettere su famiglia lì dove sono cresciuti – prosegue Crepaz -. E a proposito di costi abitativi esagerati, negli ultimi anni, poi, gli stessi lavoratori stagionali faticano a trovare alloggi: le strutture ricettive dove lavorano sfruttano tutto lo spazio per i turisti, con il risultato che camerieri, personale di cucina e alle camere devono pagarsi 800 euro al mese per una stanza”.

“Vivere in montagna, per noi che la scegliamo come meta turistica per le nostre vacanze tra natura e relax, è facile?”, è l’interrogativo rivolto a Crepaz che risponde dopo un excursus storico sulla presenza dell’uomo in montagna: “Se fino a 50-60 anni fa la famiglia che viveva in un maso in montagna, con fieno e alcune capre, sopravviveva. Ora è tutto più complicato. L’agricoltura di montagna non è competitiva con quella di pianura. Occorrono più terreno, più macchine, più strade… con il risultato che lo speck venduto come tirolese in realtà è prodotto in Olanda”. E un altro esempio di difficile convivenza è dovuto al diffondersi dell’attività sportiva di mountain bike: “O meglio, delle e-bike elettriche che hanno permesso di frequentare la montagna in sella a una bici anche a chi non è per nulla allenato – riporta Crepaz -. Così finisce che se un biker cade nel pascolo, il contadino può essere dichiarato colpevole dell’infortunio perché non ha recintato l’area”.

“Il ‘salire’ ha una sua particolare attrazione. Spesso la montagna è scelta per i campi estivi con i ragazzi, con il fascino delle cime ad attirare particolarmente” è la riflessione-domanda posta dalla Verlicchi. “Il percorso vale più della meta – è la risposta di Crepaz -. La montagna insegna e la fatica pone orizzonti, se la si vive per quello che può essere. La salita ha valori diversi per ciascuno: per il credente può equivalere la vicinanza a Dio. Per i buddisti, la montagna si percorre, ma non si sale in cima”. E a proposito delle croci in montagna: “Quelle che ci sono rappresentano guerre, benedizioni e situazioni ben precise ancora oggi riconosciute. Aggiungerne di nuove è da evitare: sono cambiate le sensibilità”, ha sottolineato il medico-giornalista.

Qualche consiglio per vivere con più consapevolezza la montagna? “Andate fuori stagione, e magari non sempre nelle valli più turistiche – ha concluso l’autore -. Organizzate piccoli trekking da rifugio a rifugio, e soprattutto incontrate le persone che abitano in montagna”.

"La montagna è una maestra muta che crea discepoli silenziosi - conclude Crepaz riportando le parole dello scrittore Goethe -. Qui si trova particolare attitudine al silenzio. Un silenzio che può spaventare perché porta a porre domande sulla vita di ognuno. Si viaggia fra senso di vuoto e pieno nel notare la propria piccolezza. Ci si chiede dove sei, dove vai e cosa è davvero importante. A ciascuno l’augurio di trovare il proprio Everest”.

 

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