Cesena
Lieve calo per le imprese femminili
Al 31 dicembre 2019 in provincia di Forlì-Cesena si contano 7.607 imprese femminili attive che costituiscono il 20,8% del totale delle imprese attive provinciali (21,2% in regione e 22,7% a livello nazionale). Nel confronto con il 31 dicembre 2018 si riscontra una lieve diminuzione delle imprese femminili (-0,3%), in linea con quella dell’Emilia-Romagna (-0,4%), mentre una sostanziale stabilità caratterizza l’Italia (-0,1%).
Variazione altrettanto negativa nel medio periodo: -2,0% rispetto al 31/12/14. I principali settori economici risultano il commercio (25,6% delle imprese femminili), l’agricoltura (17,5%), le altre attività di servizi (prevalentemente servizi alle persone) (13,7%), l’lloggio e ristorazione (11,4%), l’industria manifatturiera (8,6%) e le attività immobiliari (5,5%).
Rispetto al 31 dicembre 18 calano le imprese femminili attive del commercio (-1,4%), dell’agricoltura (-1,9%), dell’alloggio e ristorazione (-2,7%) e del manifatturiero (-2,1%), crescono quelle dell’immobiliare (+4,8%) mentre rimangono sostanzialmente stabili le imprese operanti nelle altre attività di servizi (+0,1%).
I settori con la più alta incidenza percentuale delle imprese femminili sul totale delle imprese attive sono, nell’ordine: altre attività di servizi (57,2%), alloggio e ristorazione (31,5%), noleggio, agenzie viaggio e servizi alle imprese (25,6%), commercio (24,4%) e agricoltura (20,7%).
Riguardo alla natura giuridica prevalgono le imprese femminili individuali (68,0% del totale), seguite dalle società di persone (16,8%) e società di capitale (13,4%); nel confronto con l’anno precedente crescono le società di capitale (+4,2%) mentre diminuiscono sia le imprese individuali (-0,8%) sia le società di persone (-1,5%).
In un contesto di analisi territoriale, infine, si evidenzia come più della metà delle imprese femminili provinciali (il 51,8%) si trovano nei comuni di Forlì (28,7%) e Cesena (23,1%), ossia nei grandi centri urbani; buona anche la presenza nei comuni di Cesenatico (8,9%), Forlimpopoli (3,1%) e Bertinoro (2,8%), ossia nei cosiddetti Comuni di cintura (totale 14,8%), e di Savignano sul Rubicone (4,6%), San Mauro Pascoli (2,6%), Gambettola (2,4%) e Gatteo (2,3%) (”area del Basso Rubicone”, totale, con Longiano, 13,3%). Ad essi vanno aggiunti i comuni di Meldola (2,5%) (Valle del Bidente), Bagno di Romagna (1,9%) e Mercato Saraceno (1,8%) (Valle del Savio) e Castrocaro Terme e Terra del Sole (1,9%) (Valle del Montone).
In sintesi, il 53,6% delle imprese femminili attive si trova nel comprensorio di Cesena e il 46,4% nel comprensorio di Forlì.
Al 31 dicembre 2019 nel sistema aggregato Romagna (Forlì-Cesena e Rimini) si contano 15.057 imprese femminili attive che costituiscono il 21,3% del totale delle imprese attive (21,2% in regione e 22,7% a livello nazionale).
Nel confronto con il 31 dicembre 2018 si riscontra una lieve diminuzione delle imprese femminili (-0,4%),come in Emilia-Romagna (-0,4%), mentre una sostanziale stabilità caratterizza l’Italia (-0,1%).
“L’imprenditorialità femminile e l’apporto complessivo delle donne al mondo del lavoro sono imprescindibili per avere un quadro di riferimento completo di qualsiasi sistema economico – commenta Alberto Zambianchi, presidente della Camera di commercio della Romagna –. Le imprese femminili costituiscono oltre un quinto del nostro tessuto imprenditoriale, un vero e proprio “volano” che genera ricadute positive a 360°, a partire dallo sviluppo dei consumi, con un effetto moltiplicativo di 2,2 volte. Va, poi, sempre ricordato che una donna che guida un’impresa è pur sempre una persona che non ha rinunciato ad altri ruoli importanti, come quelli di “moglie” e di “madre”, cosa che le conferisce un valore sociale “aggiunto”. Per tutto quanto detto, lo sviluppo dell’imprenditorialità femminile genera benefici concreti per tutto il sistema economico e sociale. Va però ricordato che ci sono ancora tante potenzialità inespresse: in Romagna, oltre la metà degli abitanti sono femmine, il 51,5%, ma le donne che detengono cariche sociali nelle nostre imprese sono solo il 28,8%. E non va neppure dimenticato il differenziale penalizzante a livello retributivo. È sempre più importante, perciò, riservare all’imprenditorialità femminile più attenzione e adeguati incentivi, in modo da consolidarne e ampliarne la presenza complessiva, anche in quei settori in cui tradizionalmente le donne imprenditrici sono meno numerose.”