Vincere il male con il bene: celebrati i venti anni di Penelope Emilia Romagna

Una giornata speciale. Di dolore e di malinconia. Ma anche di gioia e amicizia. Di luce e di tanta gratitudine. In una sala del Consiglio comunale gremita pomeriggio si sono celebrati i vent’anni di “Penelope Emilia Romagna”, l’associazione nazionale delle famiglie e degli amici delle persone scomparse.

L’associazione nazionale venne fondata nel 2002, a Potenza da don Marcello Tozzi, allora vicepresidente di Libera, da Gildo Claps fratello di Elisa e da Marisa Degli Angeli, mamma di Cristina Golinucci scomparsa a Cesena l’1 settembre 1992. Marisa da allora è la presidente regionale. Numerose le delegazioni regionali presenti oggi a Cesena accanto a Marisa. Tra le tante, la delegazione della regione Veneto, guidate dalla presidente e vice Daniela Ferrari e Gilda Milani. Penelope Veneto in queste settimane è stata particolarmente vicina alla famiglia di Giulia Cecchettin, 22enne uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta.

A fare gli onori di casa il sindaco Enzo Lattuca che si è rivolto ai familiari delle persone scomparse: “Avete dimostrato come di fronte a un dolore difficile da comprendere e da descrivere per chi non l’ha vissuto, sia importante stare uno accanto all’altro. Fare comunità, sostenersi, ascoltarsi, supportarsi di fronte al dolore che si prova alla ricerca che talvolta pare impossibile della verità, e che purtroppo troppo spesso non viene raggiunta”. “Conosco da tanto Marisa: sono nato e ho vissuto a pochi chilometri dalla frazione di Ronta – prosegue il sindaco, originario di San Giorgio -. Da bambino ho conosciuto la vicenda della scomparsa di Cristina, il dolore di Marisa, della famiglia e della comunità. Attraverso la sua esperienza ho imparato cosa significhi non avere certezze, non conoscere la verità. Sono qui per dire che il Comune è accanto a voi, portatori di storie. La comunità ha messo a disposizione energie non perché ha vissuto la stessa situazione, ma ne concepisce il bisogno. Penelope è un grande esempio di condivisione tra chi ha vissuto e sta vivendo la stessa condizione di dolore. Il rapporto tra Cesena e Penelope va oltre: è il rapporto di una comunità che sente come propria la sciagura, la tragedia e il dolore di una o più famiglie. E non le lascia sole”. Al di là del mio impegno, anche come deputato alla Camera per fare passi avanti con strumenti operativi che potessero agevolare la ricerca della verità, sento il dovere di rappresentare la vicinanza dell’intera città di Cesena. Non è solo il dolore di famiglia, amici e parenti: è il dolore dei vicini di casa, del quartiere, di una comunità che concepisce quella sofferenza, che supporta la ricerca della verità e che mette a disposizione l’impegno di ogni giorno. Questa sala è la casa della comunità”.

“L’augurio che faccio – ha concluso Lattuca – è quella di continuare con lo stesso spirito e determinazione. Con la stessa energia accanto alla malinconia che vedo negli occhi di tanti in questa sala. Dimostriamo la disponibilità, senza arrendersi come Marisa ci ha sempre insegnato. La ricerca continua dell’associazione Penelope è anche la nostra battaglia”.

Un applauso ha dato il benvenuto a Gildo Claps che da Potenza è venuto a Cesena a testimonianza del legame che si è venuto a creare in Penelope. Gildo è fratello di Elisa, ragazza di 16 anni scomparsa da Potenza il 12 settembre 1993 i cui resti mortali vennero trovati – “fatti trovare”, specifica Gildo – nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità a Potenza 17 anni dopo, il 17 marzo 2010. Proprio il 12 settembre, giorno della scomparsa di Elisa, è stata dichiarazione la giornata nazionale delle persone scomparse. E per uno strano ‘caso’ (filo?) del destino, sarà proprio il 12 dicembre, martedì prossimo, un giorno particolarmente importante per la famiglia Golinucci: il 12 dicembre infatti il tribunale di Forlì si pronuncerà sul caso di Cristina Golinucci di cui è stata fatta richiesta di chiusura del caso. Chiusura del caso – ed è la nona volta che il fascicolo sulla scomparsa di Cristina in questi 31 anni viene aperto e chiuso – a cui gli avvocati Nicodemo Gentile e Barbara Iannuccelli hanno presentato ricorso.

“Sono qui come fondatore, ma sono qui soprattutto per Marisa. Mi lega a lei un rapporto particolare – le parole di Gildo -. Sono orgoglioso della strada percorsa dall’associazione: Penelope oggi non ci sarebbe senza l’impegno straordinario di chi ci lavora ora con slancio, entusiasmo e spirito di servizio. Penelope è una compagna di viaggio in una battaglia che lascia cicatrici profonde, che fiacca e debilita. Questa associazione in questi 20 anni perlomeno ha dato una casa alle famiglie: questo già è un risultato straordinario. Oltre al dare consulenze psicologiche e di supporto: obiettivi spesso mortificati da istituzioni spesso insensibili”. “E stato fatto un lavoro di sensibilizzazione sul tema degli scomparsi: quando 30 anni fa mi presentai quella domenica 12 settembre 1993, era come denunciare lo smarrimento di un documento. C’era la stessa sensibilità. Ci risposero che non era possibile avviare immediatamente le ricerche, occorreva attendere 48 ore. Ci sentimmo dire ‘Sarà scappata con il fidanzatino’”. La sorella Elisa venne ritrovata 17 anni dopo la scomparsa, lì dove aveva avuto l’incontro con Danilo Restivo suo assassino. “Il giorno del funerale di Elisa, fatto molto dopo il ritrovamento 17 anni dopo la scomparsa, vennero a Potenza tante famiglie di Penelope – prosegue. E ricordo quando, davanti alla tomba di Elisa, Marisa ha abbracciato mia mamma Filomena: “Tu sei fortunata, hai una tomba”. Questo dà tutto il senso di una scomparsa: l’attesa. E quanto sia straziante non avere nemmeno la possibilità di portare un fiore sopra alla tomba della figlia”.

“Marisa avvicina tante persone con la sua energia. Penelope è donna, senza ombra di dubbio. Le mamme che ho incrociato in questi anni sono straordinarie. A iniziare dalla mia: senza il suo riferimento, il suo faro, non avrei portato avanti la battaglia per tutti questi anni – conclude Gildo -. Sono donne che non si sono mai arrese. Essere qui oggi è per me momento di tanta malinconia certo, ma anche di tanto orgoglio per essere riusciti a costruire un’associazione aperta, disponibile ad accogliere ogni richiesta di aiuto. Grazie ai tantissimi volontari che si spendono ogni anno, senza mai risparmiarsi. Anche l’esposizione mediatica è forte; le famiglie a volte non hanno la forza di esporsi, e anche in questo Penelope è un grande aiuto”.

Sempre accanto a Marisa nei numerosi recenti interventi alla trasmissione di Rai 3 “Chi l’ha visto”, l’avvocato Nicodemo Gentile ne è punto di riferimento sicuro e confortante. Di Penelope è presidente nazionale da tre anni: “Sono salito su questa scialuppa pur non avendo avuto la loro sfortuna. Quando si parla di scomparsi, si parla di sfortune: non ci sono famiglie che nascono con Dna predisposto. Non ci sono vaccini. I familiari delle persone sono queste, uguali a noi che non abbiamo avuto questo tipo di sfortuna. Sfortuna che permane, perché una scomparsa lascia un segno indelebile. Ho avuto la fortuna di salire su questa zattera e mi sono molto arricchito”. “Noi di Penelope siamo tutti presidenti e soldati: è una casa di vetro aperta che partecipa ogni giorno alla sua missione. Non si vince mai da soli. Mi chiedo: se non ci fosse stato questa idea e progetto, come sarebbe oggi il mondo degli scomparsi? Se non ci fosse Penelope, come sarebbe questo mondo? Penelope non è una congrega di sfigati, di animali variopinti con piume colorate. E’ un consesso di persone che hanno messo a disposizione una loro storia dolorosa, che hanno deciso di combattere il male con il bene. E di darsi sostegno. ‘Servizio’ come ha detto Gildo. E noi lo diamo, sempre e comunque in tutte le occasioni. La scomparsa può capitare a chiunque: non è la vita degli altri. E questo me ne sono accorto da quando ci sono così vicino. Non capisco perché è successo alla famiglia Claps: ho pranzato a casa di tutti e non ho visto differenze rispetto alla mia di famiglia. E mi sento vicino, è un fattore di umanità. E in questa umanità si aggregano tante persone, con umani limiti e umani difetti. Non si può rimanere insensibili di fronte alla porta di una famiglia che cerca un anziano scomparso, o il bambino, o il ragazzo… E constatiamo che ancora ci sono troppi ritardi, e quindi la presenza dell’associazione è essere volutamente molesti, mettendoci la faccia come stiamo facendo. La vicenda di Giulia Cecchettin ha messo il focus sull’allontanamento volontario, che non esiste”.

“Noi partiamo dal dialogo, dalla voglia di farci conoscere, e se troviamo un muro insistiamo. Sull’allontanamento volontario: non se ne può più. Si pensa che il fenomeno degli scomparsi sia ormai conosciuto, eppure ancora ci si trova di fronte a denunce che chiamo ‘bonsai’, un ‘dado star’ della denuncia: quattro righe dove si dovrebbe parlare di storie di famiglie, di relazioni, del mondo di una persona”, prosegue Gentile.

E sulla banca dati del dna, “abbiamo fatto un convengo a maggio, a Bari. E lì abbiamo avuto la doccia fredda: la banca dati dna per gli scomparsi è quasi inesistente. Ecco, c’è ancora tanto da fare…”.

“Quando c’è una scomparsa, non c’è grande clamore perché manca la carne vivida che si vede, che è la violenza. Manca il nastro bianco e rosso che delimita la scena – prosegue -. Ma è gente che non c’è più. Spesso è una lupara rosa, come è successo per Cristina Golinucci e per tante altre”.

Convegni, incontri, momenti istituzionali, di rappresentanza. E anche panchine rosse negli anni recenti. Sono 64 pagine di vita e di condivisione quelle che formano il quaderno “Il viaggio di Penelope continua…” realizzato da Elisa Corbani e Paola Pedrelli di Penelope”. “La farfalla di Penelope, simbolo dell’associazione, continuerà a volare nel vento della speranza. A volta scossa tra sottovalutazioni e muri, ma sempre spinta dal coraggio nella ricerca della verità” è la conclusione del libretto stampato dalla Stilgraf di Cesena e distribuito ai partecipanti al convegno.

“Questa giornata l’abbiamo chiamata come festa – ha preso la parola Marisa Degli Angeli -. È un controsenso dire ‘festa’ in questa associazione di dolore, ma ringrazio la grande famiglia che è arrivata anche da tanto lontano. In vent’anni Penelope ha dato modo di conoscere gli scomparsi. Per me è stata un’ancora di salvezza, anche se anche prima mai ci siamo sentiti abbandonati: il quartiere, la mia famiglia… Non ci siamo fermati: parenti e amici ci hanno aiutato. Ricordo l’amico Gigi Foschi che insieme al quartiere organizzava la “Pedala per Cristina” da Ronta a Cesenatico”.

L’associazione aiuta a mettere insieme il dolore, a condividerlo con le famiglie e ad uscire da se stessi per essere di aiuto agli altri – ha aggiunto Marisa -. Nel nostro viaggio di Penelope, abbiamo trovato una carovana che in ogni regione ha fondato. Qui c’è Gilda, tra i fondatori. Poi Annalisa, conosciuta davanti al ministro Amato. Io, una contadina davanti a tutti questi laureati… Penelope mi ha fatto incontrare tante persone. Ho perso una figlia, ma lungo la strada ho incontrato tanti figli che mi hanno aiutato. La gente chiama, ha bisogno. Ho incontrato tanta gioventù, amici, tutti figli. E quando non riesco, chiedo aiuto a Nicodemo”.

E tornando al suo specifico caso, che da febbraio scorso è tornato a occupare tanto spazio di cronaca cittadina e che è nel cuore di tanti cesenati. “Spero che martedì gli avvocati riescano a tamponare questa possibile chiusura. Non è giusto: nove volte il caso è stato riaperto e poi chiuso. Ti viene data la speranza, e non è facile accettare la chiusura. Soprattutto quando emergono cose che non sapevi, e rimani deluso da tante situazioni che non conoscevi”. “Conosci la gramegna?”, Marisa si rivolge con un sorriso all’avvocato Gentile – Anche senza acqua, lei non muore. Per il fisico ci sono i medicinali per poter andare avanti. A me oramai fa male tutto il corpo, ma non mi arrendo. La lingua non mi fa male”.

L’avvocato Barbara Iannuccelli, del foro di Bologna, si è fatta particolarmente vicina alla famiglia e alla vicenda di Cristina, di cui è coetanea. Grazie al suo lavoro il caso di Cristina è stato riaperto nel luglio 2022. “C’è stata una indagine anche abbastanza analitica – prosegue Gentile -. Ma quando certe cose vengono sbagliate all’inizio, diventa faticoso. Ma non ci fermiamo. C’è la verità delle carte e della giustizia. Ma c’è una verità che è storica e va oltre la giustizia. La legge è impietosa: se non c’è un certo livello di prova, ci si deve fermare. Ma la verità storica la racconteremo ugualmente anche se la legge chiude le porte. Ci aiuterà Gildo: lui è sempre un faro, insieme alla mamma e a tutta la famiglia. Questa storia di Marisa la dobbiamo raccontare, magari chiedendo aiuto anche a Pablo Trincia che ha realizzato un efficace podcast sulla vicenda di Elisa Claps. Cercheremo di raccontare la storia di Cristina come verità storica. Ci sono punti in cui la legge si ferma. Ma noi non ci fermiamo, fino a quando è possibile. Prendiamoci un impegno: di dare sempre gambe veloci a mamma Marisa, e la storia di Cristina la deve conoscere tutta Italia perché deve essere raccontata affinché non si abbia più a ripetere una vicenda così. Abbiamo trovato porte chiuse. Ora aperte, ma forse con ritardo. Mamma Marisa merita giustizia. Queste vicende di giovani donne un miracolo lo hanno fatto: si sta creando un movimento di opinione”. E tornando alla vicenda di Cristina: “C’è gente che sa… Non è arrivato l’ufo: qualcuno ha caricato questa ragazza. Non ci sono segni di colluttazione. Noi vogliamo dare un nome a questo o a questi, ma vogliamo smascherare chi sa e non ha parlato. Un impegno che prendo davanti a Marisa e a tutti voi: non ci possiamo girare dall’altra parte. Come Penelope ci impegniamo affinché tu sia sempre al centro dell’attenzione”.