Dall'Italia
Pulizia nelle scuole, a rischio centinaia di posti di lavoro
Il gruppo Rekeep, al pari di altre società che operano nel settore, ha avviato oggi le procedure per il licenziamento dei propri dipendenti impegnati nei servizi di pulizia delle scuole.
Dal primo gennaio, come noto, il servizio di pulizia nelle scuole non potrà più essere svolto da personale esterno. Il Ministero ha previsto la possibilità di assumere parte del personale attuale ma i requisiti sono più stringenti e in Emilia-Romagna ben 300 persone su 750 resterebbero escluse. In provincia di Forlì-Cesena sono ben 121 le persone impegnate di cui 42 senza requisiti. Questo per l’elevata incidenza di personale delle cooperative sociali.
Il Gruppo Rekeep (attivo con questi servizi in Triveneto, Lombardia ed Emilia-Romagna) impiega su Forlì-Cesena, per queste attività, ben 106 persone in distacco. Ossia personale che lavora per Rekeep ma è dipendente di cooperative sociali del territorio, in particolare Cils, L’Alveare e Cis Rubicone (impegnate nell’inserimento lavorativo di persone con di persone svantaggiate o con disabilità).
La decisione di licenziare non è arrivata a cuor leggero, ma dopo vani tentativi di aprire un confronto in sede parlamentare o governativa, senza ottenere dal Governo segnali positivi.
Dalle simulazioni svolte da Rekeep, il 42 per cento dei 16mila lavoratori attuali non avrebbe i requisiti per partecipare alla selezione per personale interno (aver lavorato per almeno 10 anni, non continuativi ma inclusivi di 2018 e 2019, presso istituzioni scolastiche ed educative statali, per lo svolgimento di servizi di pulizia e ausiliari, come dipendente a tempo indeterminato; licenza media e assenza di carichi penali).
I posti accantonati nelle singole province non corrispondono poi al numero degli addetti che attualmente svolgono il servizio nelle stesse. Ciò significa non solo che sicuramente non tutte le persone attualmente impegnate nel servizio potranno essere assunte dal Miur, ma anche che potrebbero non essere assunte nella provincia e nell’istituto in cui attualmente lavorano. Potrebbero, infatti, essere impiegate in province o istituti diversi, a condizioni differenti rispetto a quelle attuali e con un numero di ore contrattuali (e la relativa retribuzione) di ciascun dipendente potrebbero essere sensibilmente inferiori rispetto a quelle attuali.