Dall'Italia
Sbarco Life Support. Romina, volontaria Caritas: “Mi sento una mamma accanto ad altre mamme: occasione per dare una mano”
Per Romina, ora, i migranti che arrivano a Ravenna con le navi delle ong, hanno un volto. Quello di El Said, egiziano, che viaggiava con il babbo che, appena sbarcato, ha chiesto un telefono per chiamare casa e rassicurare tutti che stanno bene. Oppure quello della piccola Dahab, che in siriano significa “oro”, come il colore dei suoi capelli. O ancora quello di Fatima, sei anni, capelli raccolti in una lunga treccia nera che non si separa mai dal fratello Majid.
Li ha fatti giocare, mercoledì, quando sono arrivati a Ravenna con la Life Support di Emergency che trasportava 200 migranti, provenienti da Bangladesh, Egitto, Eritrea, Ghana, Pakistan, Palestina e Siria. Perché di questo avevano bisogno i più piccoli, spiega la volontaria della Caritas diocesana: “I bambini li ho visti sereni – spiega -, mentre gli adulti erano più provati. Quando abbiamo steso qualche brandina, molti si sono messi a dormire”.
Per i bimbi i giochi sono gli stessi in tutto il mondo: corse, pallone calcio e l’intramontabile ‘one, two, three, star’. “Fatima guardava i suoi cartoni in arabo, e mi ha mostrato le foto del suo compleanno – prosegue Romina -. Io le ho fatto vedere quelle dei miei figli”. Un pomeriggio di gioco spensierato come quelli che si vedono nei nostri cortili. Se non fosse che ci troviamo al Circolo Canottieri della Standiana dove Caritas, Croce Rossa e tutta la complessa macchina dell’accoglienza a Ravenna delle navi ong, guidata dal prefetto Castrese De Rosa, dà il benvenuto, intrattiene e rifocilla i migranti, man man che arrivano qui per le operazioni di identificazione e foto-segnalamento. Ma c’è quella sensazione di impotenza che prende tanti dei volontari che operano qui: “Facciamo pochissimo – dice Romina -. Una merenda, qualche gioco con loro. E li vediamo arrivare dei sacchi neri della spazzatura con dentro quello che si è salvato della loro vita di prima”.
E allora perché farlo? Perché spendere una giornata del proprio tempo libero per queste persone? Di fronte al tanto che c’è da fare e al poco che si riesce ad offrire? Romina tiene a sottolineare che non è una volontaria abituale della Caritas. Si è offerta per dare una mano proprio in occasione degli sbarchi: “Mi sento una mamma tra mamme – racconta -. E penso che se tuo figlio, che magari ha la stessa età di questi bambini, fosse dall’altra parte del mondo, vorresti che ci fosse un’altra mamma a offrirgli un pasto caldo e qualche gioco. Poi credo che in tanti, tantissimi, l’abbiano fatto finora nei porti del Sud Italia, e ora abbiamo l’occasione di dare una mano qui, con un gesto semplicissimo. In più, siamo umani, della stessa famiglia di esseri umani. Conoscerli per me è un’opportunità”.