Dall'Italia
Sentenza Corte su suicidio assistito, Gambino: “Accesso alle cure palliative è da oggi inderogabile diritto costituzionale”
“Mi pare che aldilà dei commenti a caldo, il tema davvero più significativo delle motivazioni di una sentenza già anticipata nei mesi scorsi, è il fatto che un’eventuale scelta di fine vita del paziente debba essere preceduta dalla possibilità concreta di esercitare il percorso delle cure palliative e della terapia del dolore”. Lo dichiara in una nota Alberto Gambino, presidente di Scienza e Vita e prorettore dell’Università Europea di Roma, in merito alla sentenza n. 242 depositata ieri con cui la Corte costituzionale spiega le motivazioni della decisione sul fine vita, anticipata con il comunicato stampa dello scorso 25 settembre.
Nella sua pronuncia la Consulta ha escluso in determinati casi la punibilità dell’aiuto al suicidio che non crea “alcun obbligo di procedere a tale aiuto in capo ai medici”; pertanto “resta affidato alla coscienza del singolo medico scegliere se prestarsi o no ad esaudire la richiesta del malato”.
Per Gambino, “il diritto alle cure palliative e alle terapie del dolore diventa con questa sentenza inderogabile principio costituzionale, retrocedendo a “non scelta” qualsiasi tipo di assistenza al fine vita che non sia preceduta da un’effettiva, concreta e immediatamente accessibile proposta di lenimento del dolore e palliazione”. “Ne consegue – aggiunge il giurista – che sarà sempre pienamente punibile chi assiste in atti estremi i pazienti che soffrono per l’incapacità di presa in carico da parte del servizio sanitario italiano”. “Questa condizione – conclude il presidente di Scienza e Vita – impegna inesorabilmente il Governo a dare piena attuazione alla legge 38 sulla rete delle cure palliative, ancora lontana dall’essere adeguatamente finanziata e attuata con interventi strutturali, economici e di assistenza domiciliare, a cominciare dall’attuale legge finanziaria che è di rango inferiore a una sentenza costituzionale”.