Papa Francesco: al Bambino Gesù, “continuare a mettere i frutti della vostra ricerca a disposizione di tutti”

“Cari fratelli e sorelle, sono contento di vedervi! Io non mi sono ripreso e per questo non potrò leggere bene il messaggio. Per questo lo farà monsignor Ciampanelli per me”. Con queste parole il Papa ha aperto l’udienza in Aula Paolo VI – dove è arrivato in sedia a rotelle – alla comunità dell’Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù”, in occasione del 100° anniversario della donazione dell’Ospedale alla Santa Sede da parte della famiglia Salviati. Poi ha ceduto la lettura del testo preparato per l’occasione a monsignor Filippo Ciampanelli, della Segreteria di Stato.

“Continuare a mettere i frutti della vostra ricerca a disposizione di tutti, specialmente là dove ce n’è più bisogno, come fate ad esempio contribuendo alla formazione di medici e infermieri africani, asiatici e mediorientali”. È l’invito del Papa, nel testo preparato per l’udienza. “La malattia di un bambino coinvolge tutti i suoi familiari”, osserva Francesco: “Per questo, è una grande consolazione sapere che sono tante le famiglie seguite dai vostri servizi, accolte in strutture legate all’ospedale e accompagnate dalla vostra gentilezza e vicinanza. Questo è un elemento qualificante, che non va mai trascurato, anche se so che a volte lavorate in condizioni difficili. Piuttosto sacrifichiamo qualcos’altro, ma non la gentilezza e la tenerezza. Non c’è cura senza relazione, prossimità e tenerezza, a tutti i livelli”.

“La scienza, e di conseguenza la capacità di cura, si può dire il primo dei compiti che caratterizza oggi l’ospedale Bambino Gesù”, ricorda il Papa: “Essa è la risposta concreta che date alle accorate richieste di aiuto di famiglie che domandano per i loro figli assistenza e, ove possibile, guarigione. L’eccellenza nella ricerca biomedica è dunque importante. Vi incoraggio a coltivarla con lo slancio di offrire il meglio di voi stessi e con un’attenzione speciale nei confronti dei più fragili, come i pazienti affetti da malattie gravi, rare o ultra-rare”.

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