Lettere
Un medico scrive: “No alla Dad. Non possiamo scaricare sui giovani le nostre responsabilità”
Buongiorno direttore,
chi le scrive è un medico rianimatore in servizio presso una unità di terapia intensiva dell’ospedale “Maurizio Bufalini” di Cesena, ormai da 2 anni impegnato nel trattamento dei paziente con patologia acuta da Covid-19. Ho passato tutte le ondate sacrificando la mia salute e tempo che, invece di dedicare alla famiglia, ho utilizzato in lunghi turni in ospedale a seguire i paziente più gravi.
Scrivo questa lettera al presidente dell’ordine dei medici per comunicare che mi dissocio nella maniera più assoluta rispetto alle dichiarazione del dott. Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale dell’ordine dei medici e chirurghi, Fnomceo, relative alla necessità di prorogare il periodo di assenza da scuola, utilizzando la Dad “per lo meno” per le prossime 2 settimane. Quanto dichiarato, seppur non possa sembrare grave, e anzi una soluzione, invece è estremamente pericoloso: la sofferenza dei nostri ragazzi, subita in questi 2 anni, avrà delle conseguenze sul loro ma anche sul nostro futuro. Scaricare su di loro la ricerca di possibili contenimenti di questa epidemia (a parte non essere scientificamente dimostrato) è una sconfitta. Sono disposto a proseguire la mia opera di sacrificio piuttosto che fare in modo che siano, ancora una volta, i nostri ragazzi a rimetterci. Anche perché le scuole, una volta chiuse, difficilmente saranno riaperte in poche settimane.
Inoltre, la tempistica appare poco opportuna, in quanto, studiando bene le curve di Uk e la crescita della variante Omicron, appare chiaro che all’inizio settimana prossima saremo già sul picco e inizierà la discesa. Per non parlare poi dei dati chiari di ospedalizzazione, sempre in Uk, dove i ricoveri, soprattutto in ambito intensivo, non sono saliti e ormai non saliranno più, visto la curva di discesa dei contagi. Sarebbe perciò stato più intelligente intercettare l’esplosione durante le vacanze natalizie, intervenendo sulle interazioni in quel periodo, piuttosto che ritrovarsi, a due giorni dall’inizio della scuola, a far pesare tutto tutto sulla solita categoria.
Pertanto, in caso di perseveranza nell’opera sopra descritta, sarà costretto, simbolicamente, a bruciare la tessera dell’ordine dei medici, continuando ovviamente a fare il mio lavoro con impegno e costanza, con un occhio al futuro dei miei figli.
Un medico in prima linea
Alessandro Circelli