Cesena
A Cesena “I due gemelli veneziani”
L’idea, lo spunto comico, è antichissimo: il doppio, il riflesso di sé, che si duplica in una versione opposta di quella nota. Dal tempo dei “Menecmi” di Plauto, lo sdoppiamento del personaggio è un effetto comico di grande efficacia, perché ci costringe ad uno straniamento che, in quanto deformazione della realtà cui siamo abituati, dapprima ci sconvolge poi, quando ci rendiamo conto che è una deformazione per burla, che si tratta solo di un momento comico del teatro, ci fa ridere e sorridere, ci intrattiene, ci dà una briciola di benessere.
La stagione del “Bonci” di Cesena è iniziata sabato 22 ottobre nel nome di Carlo Goldoni, con “I due gemelli veneziani”, del 1747. La commedia mette in scena due gemelli, identici nell’aspetto, ma opposti nell’animo: tanto uno è assennato, quanto l’altro è sciocco. La commedia è tutta qui, nell’opposizione fra i due caratteri, che di fatto non hanno una grande profondità psicologica, essendo creati soprattutto per far ridere. Dove la bravura dell’autore (e dell’attore che interpreta il doppio personaggio) raggiunge l’apice è nel finale, quando il nostro sciocco gemello, Zanetto, viene avvelenato dallo spasimante della ragazza che dovrebbe sposare. La morte di Zanetto, che di per sé dovrebbe essere tragica, riesce del tutto comica, e non si può smettere di sorridere mentre il povero Zanetto perisce.
La regia di Valter Malosti (che di Ert è anche direttore) sottolinea l’humor nero della commedia, con spunti verso la modernità, dai vestiti (ottocenteschi) a certe azioni dei personaggi (la bella Rosaura, promessa sposa, che balla in camera sua ascoltando musica moderna). La scena è semplicissima, tutta nera, illuminata da bellissimi lampi di luce (Nicolas Bovey), e lo spettatore può così concentrarsi sulla vicenda, ottimamente interpretata dal cast, fra cui spicca (e non potrebbe andare diversamente) Marco Foschi che dà vita ai due gemelli, uguali e differenti. L’unica perplessità è a livello drammaturgico, con l’inserimento di Pulcinella, spirito della morte, che accompagna Zanetto nel suo cammino verso la fine della sua vita. Pure se l’interprete è ottimo (Marco Manchisi), si tratta di un’apparizione che non sembra funzionare perfettamente, lasciando qualche dubbio in chi osserva. Per il resto, niente da dire: lo spettacolo funziona e muove al riso il pubblico, che ha affollato sabato sera il teatro, mostrando di apprezzare l’opera.
In replica oggi pomeriggio, domenica 23 ottobre, alle 16.