Cesena
A Cesena la protesta dei trattori: “Chiediamo regole chiare, non sussidi”
È in corso da oggi a Cesena, nella zona di Pievesestina, a ridosso del casello autostradale, il presidio degli agricoltori con i loro trattori, imbandierati con il tricolore, e schierati fino a sabato sera. Tante le forze di polizia per una manifestazione che si sta dimostrando pacifica e che, nelle scorse ore, è stata visitata dai sindaci di Cesena Enzo Lattuca e di Mercato Saraceno Monica Rossi.
«Siamo oltre 400 – dice Loris Mengozzi, portavoce del gruppo “Agricoltori attivi” -. Qui in presidio, siamo quasi la metà. Veniamo da Verghereto al mare. Questa manifestazione è scaturita a seguito di un’assemblea che si è svolta 15 giorni fa a Mercato Saraceno. Vogliamo far sentire forte la nostra voce. Non chiediamo contributi, come il taglio dell’Irpef annunciato dal Governo, ma leggi chiare che tutelino il nostro lavoro. Vogliamo campare con il nostro lavoro, non di sussidi. Ormai siamo ridotti all’osso».
Dai manifestanti, sette richieste, in primis all’Europa, e poi al Governo e alla Regione: «Chiediamo che l’Unione europea riscriva la Pac (Politica agricola comune, ndr) – espone Mengozzi – tenendo conto delle zone svantaggiate e con minore produzione. Si deve puntare sulla transizione ecologica senza penalizzare l’agricoltura e togliere il meccanismo delle rotazioni».
Al secondo punto si domanda di fare chiarezza fra il “made in Italy”, marchio concesso alla lavorazione italiana del prodotto, e il prodotto “100% italiano”, da tutelare maggiormente, anche per la salute del consumatore. Gli agricoltori rivendicano poi un taglio netto alla burocrazia e la semplificazione delle norme. Al quarto punto la richiesta di una «maggior tutela e accesso al credito con tassi agevolati, formando un fondo assistenziale per chi è in difficoltà con mutui a tasso zero».
Alla Regione si reclamano poi «provvedimenti sull’agricoltura nelle zone svantaggiate, aiuti per invertire lo spopolamento, favorendo il turismo e la diversificazione delle aziende, e una legge sulla fauna che ci preservi da lupi e cinghiali».
«Non chiediamo la proroga o il reinserimento dei vecchi agrofarmaci – dice Mengozzi illustrando il sesto punto -. Questa deroga va nell’interesse di altri Paesi. Pretendiamo che ci vengano dati i mezzi per una produzione sana e genuina». Settima e ultima richiesta, quella di «creare un tavolo di confronto permanente fra agricoltori e ministero».
“È morta l’agricoltura”, si legge in un rimorchio che trasporta una scenografica bara con il vessillo dell’Unione europea. Tanti i cartelli esposti. Fra questi, “Se vogliamo mangiare, gli agricoltori dobbiamo aiutare” e “Se anche oggi hai mangiato ringrazia un agricoltore”. Proteste, in uno striscione, anche contro le associazioni di categoria: “Basta farci rappresentare da chi non ci tutela”. “Scusate per il disagio, ma dovevate sapere”, si legge in un altro cartello. E c’è chi se la prende con la stampa per il poco risalto dato alle proteste. «Contiamo su voi giornalisti, siete la nostra voce», ci dicono in tanti.
«Non possiamo competere con il prodotto estero – rimarca un agricoltore -. È concorrenza sleale. Il nostro prodotto, più genuino, non ci viene pagato adeguatamente». Dito puntato, da questo punto di vista, anche contro la grande distribuzione. «Non a caso abbiamo scelto questo posto per il presidio», dice un lavoratore indicando il magazzino Coop alle spalle.
Immancabili infine i rifermenti ai prodotti alternativi: “No miele sintetico” e “No farina insetti“. «Di questo passo – sottolinea un agricoltore – l’alimentazione sana sarà solo per i ricchi. Chi non può permettersela, si ciberà, suo malgrado, di carne artificiale e farine di grillo. Le persone devono essere libere di scegliere cosa mangiare. La nostra battaglia è per dare al consumatore, ancora per tanti anni, la possibilità di scegliere tutti i giorni di portare sulle tavole le nostre eccellenze italiane».
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