A colloquio con Davide Fabbri, alla testa della lista civica “Cesena in Comune”

Un personaggio scomodo sulla poltrona di primo cittadino, per una rottura decisa nei confronti “dei centri di potere, con un progetto di contrasto ai tanti interessi trasversali di questa città”.

A questo mira la lista civica “Cesena in Comune”, un gruppo di cittadini che nel novembre scorso ha convinto Davide Fabbri a tornare nell’agone politico. Già consigliere comunale per i Verdi dal marzo 1992 al giugno 2009, il 54enne cesenate negli ultimi anni ha continuato a interessarsi attivamente alla città anche al di fuori di palazzo Albornoz, come blogger indipendente e attivista. Proprio il suo impegno civico in comitati e movimenti (dalla difesa dei risparmiatori Carisp allo stop al consumo di suolo a Diegaro, passando per la difesa dei lecci della Malatestiana) ha spinto oltre un centinaio di persone a promuovere un appello per una nuova candidatura a sindaco (la quinta).

Obiettivo della lista Cesena in Comune è quello di dare vita ad una “Città dei doveri e dei diritti, non più dei favori. Una città più equa, democratica, accogliente, responsabile, partecipata, informata”.

“Rivendico un lavoro quotidiano, da cittadino attivo impegnato da 35 anni nel migliorare la qualità della politica e della società” esordisce Davide Fabbri, ospite della redazione del Corriere Cesenate a pochi giorni dal voto.

Nel 2014 Fabbri non si presentò alle urne, contribuendo piuttosto alla nascita della lista “Cesena siamo noi” (al tempo unione di civici, ex grillini dissidenti e ambientalisti). Dopo un paio d’anni, però, se ne allontanò. Perché nei mesi scorsi non ha pensato di ricucire con gli amici di un tempo, presentando agli elettori un unico fronte civico? “C’è stato un tentativo, a dire il vero, ma non è andato a buon fine. I problemi restano quelli di tre anni fa” risponde il candidato sindaco, che preferisce non aggiungere altro in merito.

Il programma della lista ha una serie di punti qualificanti: sostenibilità ambientale e sicurezza del territorio, equità e giustizia sociale, partecipazione democratica dei cittadini (“dopo anni di arroganza del potere”), cultura della legalità. Senza tralasciare la valorizzazione del patrimonio artistico-culturale, l’istruzione e la sanità pubblica, il diritto all’abitare, la mobilità sostenibile, l’imprenditoria innovativa, un’economia legata alla cultura del territorio, il contrasto alla precarizzazione e insicurezza del lavoro.

“Prima di tutto, però, viene la storia personale di chi si candida – sottolinea Fabbri – la credibilità, la coerenza, l’estraneità ai centri di potere. Si possono condividere o meno le nostre istanze, ma chi le porta avanti ha una storia importante di attivismo sul territorio. In altri schieramenti, al contrario, troviamo gente catapultata in politica senza aver fatto gavetta alcuna. Il nuovismo non è un elemento positivo: noi abbiamo dalla nostra il radicamento sul territorio e una conoscenza profonda dei problemi”.

Tra i problemi da affrontare di petto, quello della giustizia sociale viene al primo posto per Fabbri: “Serve un impegno economico maggiore a sostegno delle famiglie in difficoltà. Negli ultimi dieci anni i casi in carico ai Servizi sociali sono cresciuti del 60 per cento, con 1600 famiglie dichiarate povere e 600 bambini sotto la soglia di povertà”.

Pari importanza viene data alla visione della città futura: “I centri di potere cittadini hanno condizionato le politiche urbanistiche ed economiche degli ultimi anni, minando l’indipendenza della politica. Bisogna mettere fine ai canali preferenziali di cui si è giovata la grande distribuzione, sostenendo al contrario le reti dei piccoli esercenti, imprenditori e artigiani”.

Sulla mobilità, Fabbri è da sempre un fautore della pedonalizzazione del centro. È consapevole però che, in molti casi, dire addio all’auto non è facile o possibile: “Il centro storico di Cesena è uno dei più piccoli tra le grandi città dell’Emilia-Romagna, è facilmente percorribile a piedi o in bici e non necessita di ulteriori parcheggi. Vanno completate le ciclabili esistenti, con reti di piste serie e sicura, e bisogna garantire delle valide alternative a chi dismette l’auto privata, o ne riduce l’uso. Per farlo è indispensabile ragionare a livello provinciale, o almeno con i 15 comuni del cesenate, di un rafforzamento del trasporto pubblico locale. Il bus deve diventare attrattivo anche per chi deve recarsi al lavoro”.

Sulla rete Man (le decine di chilometri in fibra ottica che il Comune di Cesena sta posando in tutta la città, per videosorveglianza e altro), Fabbri pensa a un “riuso e riciclo delle infrastrutture esistenti, con una rete di monitoraggio degli inquinanti, del rumore, del traffico, per avere l’esatta situazione ambientale del territorio. L’inquinamento andrà poi ridotto con incentivi per il cambio delle caldaie, l’installazione di impianti fotovoltaici sugli edifici esistenti, il miglioramento del parco pubblico di mezzi di trasporto. Ultimo, ma non meno importante, la bonifica del cemento-amianto dagli edifici di tutto il territorio comunale”.

Un ultimo appello al voto: perché votare Cesena in Comune? “Perché a Cesena è in atto uno scontro finto tra centrodestra e centrosinistra, i cui candidati si fronteggiano come nel wrestling: dando spettacolo, ma senza vera lotta. Si tratta di uno scontro organizzato dagli stessi centri di potere, a partire dal mondo cooperativo, che pensano così di cautelarsi nel caso di una sconfitta del candidato del Pd. Noi non siamo, come loro, due facce della stessa medaglia. Una città che sente veramente il bisogno di cambiare deve votare una lista civica come la nostra, fatta di competenze e non di desideri di carriera”.