A Pereto Buio si celebra la beata Agnese

Grande festa per la comunità di Pereto Buio di Verghereto, piccola frazione ubicata appena sopra il fiume Para, che celebra la festa di Beata Agnese, della quale ha il privilegio di conservare in chiesa i resti mortali. Sabato 27 gennaio, giorno dell’antica festa liturgica spostata nel proprio diocesano recentemente, non si sa perchè, al 29 di gennaio, ci sarà la messa cantata alle 11, concelebrata da vari sacerdoti, seguita dalla processione con la statua della Beata. Si canteranno i secolari Inno e Laude alla Beata, dalla musica e testo più unico che raro. Alle 15 un’altra messa, seguita dal rinfresco davanti al camino della canonica, in un’atmosfera che sa di antico. Lunedì 29 gennaio, alle ore 9, la messa in Suffragio dei defunti già iscritti alla “Compagnia della Beata Agnese”, dove si canterà la messa da Requiem gregoriana. Seguirà la tradizionale colazione in canonica, con le locali frittelle e prosciutto, come tornando indietro nei secoli.

Cosa sappiamo della vita di Agnese?

L’ultima pubblicazione ritiene che sia più “giovane” di 8 secoli e ne colloca l’esistenza nel XII sec. Noi ci attendiamo alla vita, evidentemente dai tratti leggendari, che abbiamo ricevuto e che si è tramandata nella Diocesi sarsinate, dove si narra che Agnese, vissuta nel IV secolo, era figlia di un Re Proconsole di Sarsina, pagano, che l’aveva promessa in sposa. Ella, che era cristiana e aveva promesso a Dio la sua verginità, pregò il Signore che la liberasse da quella situazione e improvvisamente le comparvero sul corpo piaghe come di lebbra. Il padre allora, accusandola per tale novità, decise di toglierle la vita dandone l’ordine ai suoi servi, i quali impietositi la lasciarono andare e ella si rifugiò in questa zona di Pereto. La tradizione continua dicendo che la Beata , scavando con le mani in terra, vide scaturire una sorgente d’acqua. Anch’essa consegnataci dalla tradizione, è ancora presente nel monte di fronte alla chiesa. Ritornando alla storia, qui la Beata si lavò e ci fu la guarigione. Con le preghiere, la penitenza e la solitudine passava il tempo e lo offriva al Signore. Dopo alcuni anni, recatosi il padre di lei da Sarsina sui monti per divertirsi cacciando, fu ritrovata dai cani del padre, il quale non la riconobbe subito e la portò con sè nel suo palazzo. Raccontò così della misericordia dei servi e del miracolo della sua guarigione, ottenendo in cambio la conversione del padre e della sua famiglia, che subito rinunziarono agl’idoli. Una narrazione che, al di là del reale e del fantastico, ci presenta la figura di una cristiana forte e fedele che ha tanto da insegnarci. La tradizione popolare riporta poi alcuni fatti, tra cui il più noto è certamente l’episodio nel quale la Beata chiese ad un ragazzotto di Pereto di andare in una vigna sul monte a prendere un grappolo d’uva, sebbene fosse il 28 di gennaio. Il ragazzo vi andò, sebbene ci fosse neve abbondante e, preso dalla contentezza e dalla fretta, svelse anche il tralcio insieme al grappolo, che portò alla beata. Questo episodio è raffigurato nel quadro all’interno della chiesa. Mons. Carlo Bandini, nel 1968, compì l’ultima ricognizione delle spoglie e l’ufficiale Sanitario le attribuì a quelle di una ragazzina di 16 anni. La parrocchia è menzionata già nel 1027, nel 1551 conta 177 abitanti, 166 nel 1840, circa 300 nel dopoguerra fino agli attuali 20.