Accoglienza migranti, Cesena ha gettato la spugna? Il Comune assicura di no

Il decreto Salvini ha fortemente rimesso in discussione il  modello di piccola accoglienza diffusa e integrata dei profughi, messo a punto in questi anni nei territori dell’Unione Valle Savio. Da qui la decisione di non rinnovare più la convenzione annuale con la Prefettura di Forlì-Cesena.

Della questione, sollecitata dal consigliere Leonardo Biguzzi di ‘Cesena Città Aperta’, se ne è parlato nel Consiglio comunale che si è svolto oggi a Cesena. “Nella nuova normativa risulta con evidenza che la nuova accoglienza prevede solo attività di natura alberghiera, finalizzata ad accogliere i migranti, offrendo loro il minimo indispensabile per il tempo strettamente necessario all’eventuale riconoscimento dello status di rifugiati — ha affermato l’assessora ai Servizi per le persone Simona Benedetti —. La totale mancanza di attenzione alla persona e al suo accompagnamento all’autonomia e a un un progetto di vita, pongono in maniera dirimente il tema della’ esclusione di fatto’ dell’ambito dei servizi sociali dalla nuova partita della prima accoglienza”.

Sono infatti escluse le esperienze legate all’integrazione e all’inclusione, i corsi di italiano, lo svolgimento da parte dei richiedenti protezione da attività socialmente utili, nonché l’avvicinamento e l’accompagnamento al mercato del lavoro: “Non ci è più consentita la possibilità di utilizzare ancora il metodo dell’accreditamento degli enti gestori, improntato all’inclusione e alla collaborazione con gli enti no profit, superando la logica competitiva ed esclusiva dalla gara d’appalto e consentendo di introdurre tutte quelle particolari condizioni che ci hanno sin qui portato al nostro modello di accoglienza — ha rilevato —. Concretamente l’Unione si sarebbe trovata a gestire attraverso la propria stazione unica appaltante, Suap, un bando di gara rigido con un capitolato definito in modo standard a livello nazionale”.

La nuova legge prevede inoltre l’abbassamento del costo per persona accolta da 35 a 21 euro al giorno. “Una cifra insostenibile per l’accoglienza diffusa fatta di piccole strutture, anche se solo relativa ai servizi alberghieri”, evidenzia Benedetti.

Intanto si sta protraendo il regime di proroga dell’accoglienza precedente: nei giorni scorsi la locale Prefettura ha chiesto un ulteriore mantenimento del regime attuale al 30 aprile prossimo.

L’Amministrazione comunale però non intende abbandonare la partita. “Stiamo procedendo — ha detto — con la riconversione delle attività di prima accoglienza gestite da Asp, in attività di seconda accoglienza, dedicata a chi resta nelle nostre strade. Stiamo anche rafforzando l’area della mediazione culturale, in particolare nelle scuole”.

L’assessora ha infine informato che l’Union Valle Savio, insieme ad Asp, è capofila regionale di un progetto che vedrà tutti i Comuni capoluogo impegnati nelle attività di accoglienza e, soprattutto, integrazione e inclusione sociale, che potrà attingere al fondo Fami del Ministero dell’Interno.

“Ci metterà nelle condizioni di ampliare le attività volte a sostegno degli stranieri in uscita dai centri di accoglienza, aumentando le risorse che come Comuni già avremmo messo a disposizione”, conclude la Benedetti.