Diocesi
Acg e scout, in 130 da Cesena al Sermig
Pubblichiamo la testimonianza di Giacomo Battistini, consigliere dell’Acg diocesana, sull’esperienza vissuta nei giorni scorsi al Sermig di Torino.
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Nelle giornate dal 27 al 30 dicembre, 130 ragazzi cesenati provenienti sia dal settore Giovani dell’Azione Cattolica sia da gruppi scout e alcune famiglie hanno avuto la grazia di poter vivere un’esperienza di servizio e riflessione al Sermig di Torino. Si tratta del Servizio missionario giovani fondato nel 1964 da Ernesto Oliviero.
Sono stati giorni super-intensi, in cui abbiamo toccato con mano cosa significa la gratuità, la generosità verso l’altro, l’accoglienza, il saper riconoscere la dignità in ogni persona sia attraverso momenti di servizio sia attraverso momenti di preghiera e condivisione. L’esperienza al Sermig è un qualcosa che ti smuove dentro, nel profondo della tua anima.
Fin dall’arrivo al quartiere di porta Palazzo si respira un’aria diversa. Non è un quartiere facile, anzi. È abitato da tante persone in difficoltà e anche solo camminando tra le sue strade puoi toccare con mano la povertà e il disagio di chi ha scelto strade sbagliate. Quando varchi il famoso portone dell’Arsenale e ti trovi davanti al muro con uno degli slogan simboli del Sermig – “La Bontà è disarmante” – inizi a provare un sentimento di pace che difficilmente puoi trovare in altre realtà.
Tutti i volontari e i membri della fraternità della speranza hanno sempre il sorriso sulle labbra. Sono sempre disposti a rispondere alle tue domande e piano piano hanno il desiderio di portarti sempre più all’interno di questa porta sul mondo, aperta 24 ore su 24 e 365 giorni all’anno.
Può sembrare banale, ma fare servizio nei luoghi del Sermig ti dona quel qualcosa in più che in altre realtà non riesci a vivere fino in fondo. Nessuno si vanta di tutto il bene che quotidianamente viene fatto verso il prossimo, anzi. Regna un grande senso di umiltà che ti fa capire come non siano le persone che compiono quei gesti ma Dio che guida le loro mani. Vivere poi la marcia delle pace lungo le strade di quel quartiere “spaventoso” ti permette di vivere emozioni che vuoi subito raccontare ad amici e parenti. I giovani sono finalmente protagonisti: marciano, cantano, ballano, inneggiano a gran voce per costruire un futuro migliore dove non ci siano guerre e discriminazioni.
Se hai la fortuna di vivere un’esperienza così totalizzante torni a casa con un solo obiettivo: fare bene il bene, in ogni cosa, anche la più insignificante.