Afghanistan, nel Cesenate già accolte 25 persone

L’emergenza afghana chiama, Cesena risponde. Non si è tirata indietro l’Amministrazione comunale che, con Asp e la collaborazione della Misericordia Valle del Savio, ha garantito il suo contributo per ospitare alcune famiglie scappate dall’Afghanistan dopo la presa del potere da parte dei talebani. Sono 5mila le persone arrivate in Italia con il ponte aereo da Kabul organizzato dal ministero della Difesa per evacuare i collaboratori e familiari di chi ha lavorato con il contingente italiano a Herat, e non solo. Di queste, 508 sono state destinate all’Emilia-Romagna, e dopo il periodo di quarantena trascorso in alcuni hotel Covid di Parma, Piacenza e Modena sono stati ridistribuiti nelle varie province.

A Forlì-Cesena ne saranno ospitati 44. “È un numero non elevato, ma la Prefettura ci ha chiesto di preparaci a uno scenario che non sappiamo come evolverà”, è intervenuto il sindaco Enzo Lattuca nella 4° Commissione consiliare svoltasi ieri sera per fare il punto dell’accoglienza ai profughi afghani. Attualmente sono 37 i posti già assegnati, di cui 25 messi a disposizione dall’Unione dei Comuni della Valle del Savio. Di questi, 21 sono a Cesena e quattro a Sarsina“. I primi nuclei familiari sono arrivati a fine agosto, composti da sei e quattro persone, ospitati rispettivamente a Cesena e Sarsina. L’ultimo è giunto lunedì, formato da 15 persone accolte in città. “Si aggiungono inoltre ulteriori 15 posti distribuiti in tre appartamenti, come richiestoci dalla Prefettura – ha detto Lattuca -. La prima richiesta è stata del 20 agosto scorso e fin da subito il nostro impegno è stato massimo. Tante associazioni e privati hanno manifestato la propria disponibilità a ospitare gli afghani, ma dal punto di vista pratico non è possibile per una serie di motivi, in primis la lingua e la condizione di queste persone, reduci da una situazione cruenta”.

Un’accoglienza con numeri bassi, al momento, che però presenta caratteristiche e bisogni diversi da quella messa in campo fino a oggi. “A differenza delle migrazioni tipiche dell’area sub sahariana, in questo caso si tratta in stragrande maggioranza di famiglie – ha sottolineato il primo cittadino -. Il Ministero ha indicato l’utilizzo dei Cas, i Centri di accoglienza straordinaria, che fino a ora non hanno quasi mai gestito nuclei familiari e che ha richiesto una riorganizzazione del sistema per garantire una dimensione più adatta e sicura. Considerando i limiti dei Cas, l’Anci ha chiesto al Governo di prevedere il sistema Sai, pensato per la seconda accoglienza: si tratta di un percorso più funzionale con servizi qualitativi e integrato nel territorio”. A Cesena i posti Sai sono solo 23.

I rifugiati afghani potranno richiedere lo status di protezione internazionale e i tempi per ottenerlo dovrebbero essere brevi, in quanto, come riportato dal sindaco, le Commissioni preposte sono nella condizione di esaminare velocemente le pratiche. Una volta ottenuto, saranno liberi di decidere se rimanere in città, spostarsi sul territorio italiano o trasferirsi in un altro paese d’Europa. Il Comune di Cesena è al lavoro per farsi trovare pronto. “Il numero dei minori presenti è significativo, l’Ufficio scuola è già al lavoro per gestire eventuali inserimenti nei plessi della città”, ha affermato il sindaco.

Senza dimenticare l’accoglienza riservata alla migrazione tradizionale, che continua ad andare avanti: attualmente sono ospitati nei Cas 105 migranti su 129 posti a disposizione.