Dalla Chiesa
Agostino, dottore della Chiesa, uno dei massimi pensatori cristiani di sempre
“La misura dell’Amore è amare senza misura”
Parlare di sant’Agostino è come avere tra le mani il famoso cubo di Rubik. Se non sai qual è la chiave o la mossa giusta, perdi tempo. Ma perché vi parlo di sant’Agostino che oggi è il 26 Agosto? Bene, succede diverse volte che le date delle memorie o feste di alcuni santi si sovrappongano e così da creare un po’ di confusione nel calendario liturgico. Il 28 agosto viviamo uno “scontro fra Titani”, tra la memoria di sant’Agostino, vescovo e Dottore della Chiesa e la festa di san Vicinio primo vescovo di Sarsina e compatrono della diocesi di Cesena-Sarsina. Oggi, 26 agosto, devo, per forza o per amore, seguire il nostro calendario liturgico (diocesano) e quindi, parlerò del vescovo “africano” Agostino. Sì, perché la sua città natale è Tagaste, oggi Souk Ahras, città nella regione Numidia, in Algeria. Sua madre Monica lo diede alla luce il 13 novembre 354.
Sposata con Patricius Aurelius, Patrizio Aurelio, un pagano convertito da Monica, esuberante ma permissivo nel confronto dei figli, dedito al vino e alle donne. Monica gli diede tre figli: Agostino, Navigio e una femmina di cui non sappiamo il nome. Quello che sappiamo di Agostino ci è pervenuto in maggior parte dal suo libro autobiografico, le Confessioni, dove racconta il rapporto con la madre, con la sua gioventù, spigliata e controversa. Ammetterà lui stesso di avere provato, nella sua giovane vita, tutto fuorché l’omicidio. E questo la dice lunga. Non fu solo uno scapigliato, anzi appassionato studioso fino da giovane, amava Virgilio e gli scrittori latini, senza farsi prendere la mano per quelli di provenienza greca. Si trasferisce a Madauro per avere il giusto distacco per studiare per qualche tempo, poi farà ritorno nella città natia di Tagaste. Nel 370 a 24 anni lo troviamo a Cartagine ove studia retorica, grazie allo sponsor finanziario dell’amico facoltoso Romaniano. Per quattro anni Agostino non si sposterà da qui, perché la lettura e lo studio sembrano assorbirgli tutte le sue energie ed attenzioni. Ma qui troverà il suo primo ostacolo o rampa di lancio giovanile. Una donna con la quale vivrà un rapporto amoroso di 14 anni e un figlio: Adeodato.
Ma lasciamo da parte le debolezze corporali e seguiamo l’istinto alla cultura. Cicerone accende in lui un forte desiderio di conoscenza e comprensione del mondo che lo circonda e dell’uomo nel suo intimo. Grazie a qualche occhiata qua e là tra le pagine delle Sacre Scritture, che non riesce né a comprenderne il valore né il senso, si fa abbindolare dalle promesse seducenti del manicheismo, diventandone un seguace per quasi dieci anni. Non può rientrare a Tagaste. Sua madre appena lo incontra con l’amante e il figlio lo butta fuori di casa. Troverà ospitalità presso l’amico Romaniano. Grazie a lui, Agostino apre una scuola di grammatica e retorica. Sarà insegnante e responsabile. La sua ambizione cominciò a farlo sentire fuori posto lì a Tagaste e così dopo solo due anni se ne andò a Cartagine, sempre come insegnante di retorica. Ma anche la città di Annibale, lo vedrà per poco. Nel 384 si trasferì a Roma. Lì si ammalò rischiando addirittura la morte. Squattrinato, defraudato dai suoi stessi alunni e deluso per i grossolani errori della dottrina manichea lascerà Roma per Milano. Qui il prefetto Quinto Aurelio Simmaco gli assegnò una cattedra di retorica, sperando di spegnere la fama del vescovo, romano di provenienza, Ambrogio che stava allargandosi a macchia d’olio. Milano sarà per Agostino il punto di svolta della vita. Intanto la madre lo raggiunse a Milano. L’incontro con il prelato fu fatale. Un ko che gli cambierà i connotati dell’anima.
Nel 386, si converte e un anno dopo riceve il battesimo. Sì, possiamo confermare che Ambrogio è stato per Agostino un vero padre, pastore e maestro. Dopo qualche mese cerca di rientrare in patria, con la madre Monica, rinfrancata per la sua conversione, Adeodato e alcuni amici tra cui un certo Alipio che battezzatosi con Agostino diventerà poi sacerdote e vescovo di Tagaste. Ad Ostia, prima di imbarcarsi, Monica lo lascia per il Cielo. Giunto in patria fondò una piccola comunità monastica; si presume che l’Ordine degli Agostiniani abbia avuto qui i suoi natali e poi negli anni diverse modifiche e riforme. Farà conoscenza e amicizia con l’anziano vescovo Valerio che lo indurrà ad accettare di divenire sacerdote. Siamo nel 391. Quattro anni più tardi il vescovo ottenne dal primate d’Africa, Aurelio, la nomina di Agostino vescovo ausiliare di Ippona. E sei anni dopo sarà lo stesso Agostino a succedergli come vescovo. Dal quel momento inizia per Agostino una lunga attività pastorale per proteggere e assicurare ai fedeli una roccaforte di difesa della fede. È un fiume in piena: le Confessioni, de Trinitade, la Città di Dio.. tra le sue opere più famose gli varranno il titolo onorifico di “ductor Gratie”, (Dottore della Grazia). Si spende senza riserve per amore della Chiesa. Si ammalerà durante le varie invasioni dei Vandali, e morirà a Ippona il 28 agosto del 430 a settantasei anni. Fulgenzio di Ruspe, suo seguace e i suoi collaboratori, riusciranno a salvare le sue spoglie e la sua biblioteca dall’incendio dei Vandali ad Ippona trasferendole prima a Cagliari e poi a Pavia dove tutt’ora sono custodite gelosamente. Agostino è insignito da Bonifacio VIII nel 1298 a Dottore della Chiesa e annoverato tra i primi quattro Dottori della Chiesa insieme a Gregorio Magno, Ambrogio e Girolamo.
Per monsignor Antonio Livi, teologo e filosofo italiano, Agostino è forse il maggiore rappresentante della Patristica ed è considerato il massimo pensatore cristiano del primo millennio e certamente uno dei più grandi geni dell’umanità in assoluto.
Pio XI scriverà un’enciclica su di lui: Ad salutem humani e Giovanni Paolo II una lettera apostolica, Augustinum hipponensem.