Al Bonci è tempo di saltare: “Jump!”

Terzo appuntamento della nuova stagione teatrale di Cesena, è arrivato il momento della danza.

Questa volta, mercoledì 19 e giovedì 20 maggio, non si usano i palchi, ma pubblico e danzatori si ritrovano in platea, con l’immenso spazio del “Bonci” aperto di fronte. È una prospettiva che negli anni i cesenati hanno dimostrato di apprezzare: ricordiamo in particolare la rassegna “Uno scrittore, le sue musiche” ed altri interessanti eventi che si svolsero usando il palcoscenico del teatro come platea: lo spazio è vastissimo, e anche un numero cospicuo di persone scompariva al suo interno.

Questa volta il numero di partecipanti è stato assai più ridotto: a causa delle distanze imposte dai protocolli, appena 50 persone hanno potuto assistere a “Jump!”, il breve (poco meno di 60 minuti) ma intenso spettacolo della compagnia “Opera Bianco”. Con idea, coreografia e regia di Marta Bichisao e Vincenzo Schino, con l’interpretazione di Samuel Nicola Fuscà, C.L. Grugher, Luca Piomponi, Simone Scibilia, “Jump!” è un allestimento pensato sul tema del clown.

Il clown è un personaggio misterioso, a metà fra il divertente e il terribile, come ben sa chi soffre di coulorofobia (la paura di vedere i clown) e può gridare dal terrore anche senza vedere un clown orribile come quello del romanzo “It” di Stephen King, ma anche un ben più rassicurante – almeno all’apparenza – clown del circo.

Il motivo è nella maschera: il clown, tecnicamente, non indossa una maschera, ma è il suo stesso viso ad essere stato trasformato dal trucco in qualcosa di fisso, innaturale, disumano. I clown non sono creature recenti: come ricorda un frammento video proiettato durante lo spettacolo, i due becchini che in “Amleto” discutono se la giovane Ofelia si sia data la morte (e quindi non meriti un funerale cristiano) o se invece sia involontariamente caduta nel fiume e annegata (e quindi meriti il funerale) vengono definiti come due clowns. Eppure non assomigliano neanche lontanamente all’immagine tradizionale del clown, perché, sia pure in modo buffo, discutono di temi profondissimi, di vita e morte.

L’incessante cadere e rialzarsi in uno spazio vuoto degli interpreti si pone infatti in una dimensione sospesa, fra tragedia e commedia, con tanto di torte in faccia, citando i film muti di oltre un secolo fa. Lo spettacolo si compone di due sistemi coreografici autonomi, che occupano lo stesso spazio. Le traiettorie s’incrociano continuamente e man mano che il tempo passa i due sistemi s’incontrano, si fondono, si contaminano. Da una parte, citazioni da film, giochi di strada a corpo libero per bambini, improvvisazioni; dall’altra, una drammaturgia fisica basata sui principi di caduta, salto, sollevamento.

Prossimo appuntamento: domenica 30 maggio, “Fisica dell’aspra comunione”, danza con la coreografia di Claudia Castellucci, ad opera della Socìetas (già Raffaello Sanzio).

Info: cesena.emiliaromagnateatro.com