Al Monte il funerale di don Gianni Pinna. L’abate Mauro nell’omelia: “Lo abitava una certa inquietudine. Anelava al volto di Dio”

Si sono svolti poco i fa i funerali del monaco benedettino di Santa Maria del Monte, a Cesena, don Gianni Pinna deceduto due giorni fa (cfr notizia in “Leggi anche”).

In basilica ha presieduto l’Eucaristia il vescovo di Cesena-Sarsina, monsignor Douglas Regattieri. Con lui sull’altare l’abate del Monte dom Mauro Maccarinelli, diversi monaci, sacerdoti e diaconi.

Al termine della celebrazione ha benedetto e incensato la salma l’abate padre Mauro, come si vede nella foto.

Pubblichiamo di seguito il testo dell’omelia tenuta dall’abate Maccarinelli.

Questa è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno (Gv 6,40). Queste parole finali del brano evangelico appena proclamato sono dono di Rivelazione da parte di Gesù: Dio è il Padre che vuole la vita eterna per chiunque o, come scrive Paolo, è colui che vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità (1Tm 2,4). Ma queste parole riassumono anche il cammino della vita cristiana e, potremmo dire, della vita umana. Conoscere la verità: è il grande anelito che alberga nel cuore dell’uomo, la sana inquietudine che lo fa fiorire, pur tra mille difficoltà, se egli gli dà ascolto.

Queste parole che riascoltiamo mentre consegniamo a Dio Padre la vita terrena del nostro fratello dom Gianni sono parole che dicono anche molto di lui, del suo percorso umano e spirituale. Cercare Dio, anelare al volto di Dio. È la consegna – in fondo l’unica richiesta – che San Benedetto fa nella Regola per coloro che vogliono intraprendere il cammino del monaco. È la scintilla iniziale, senza la quale non si apre il cammino del monaco, ma anche senza la quale ogni giorno di quel cammino non è autentico: “se veramente cerca Dio”, cioè se è disposto a imparare giorno per giorno, sbagliando e ricominciando sempre da capo, a fare la scelta di Dio. “Fare la scelta di Dio, giorno per giorno, momento per momento”: era una delle frasi ricorrenti di dom Gianni, quasi uno slogan fino alla nausea per noi che ascoltavamo le sue piccole omelie, ma una verità profonda a cui lui cercava di consegnarsi. Un cammino che è incessabile itinerario di conversione, di uscita da sé per andare verso il Signore, per vedere il Signore nel suo Regno, come dice ancora la Regola di Benedetto. Il ripartire da capo, per una nuova tappa, è una dinamica che ha segnato l’esistenza di dom Gianni nei vari momenti e scelte fondamentali della sua vita: prete col desiderio di darsi tutto agli altri – per anni parroco e poi cappellano delle carceri – ma anche monaco col desiderio di essere solo sotto lo sguardo di Diouna nuova tappa qui a Cesena gli ultimi tre anni della sua esistenza. Scelte convinte, felici e sofferte insieme, come spesso accade nella vita. Una certa inquietudine lo abitava, proprio perché era alla ricerca della pace, di quel volto di Dio a cui anelava. E quindi era libero e pronto per nuove esperienze, nuovi cammini alla ricerca di quella stabilità in Dio che solo Lui può dare.

Dom Gianni aveva avuto in dono da Dio una certa capacità dialettica, anche un certo spirito di ironia, una facilità di argomentare e di approfondire; ma soprattutto aveva avuto in dono la capacità di ascoltare. Il suo desiderio di amare, la sua carità, moltissimi l’hanno sperimentata in questa sua pazienza ed inesauribile disponibilità ad ascoltare, sempre, in ogni luogo in cui si trovasse. In una delle note di un suo piccolo diario scriveva poco più di un anno fa: “Oggi si è manifestata in me l’esigenza di riprendere in mano la dimensione organizzativa della mia giornata, sulla base della Regola di Benedetto, e quindi del Vangelo vissuto, così da non cedere a nessuna anche banale tentazione personalistica, in ogni momento e impegno della giornata (…) esercitarmi sempre di più nell’ascolto di ogni persona e nel silenzio interiore, del quale percepisco spesso il bisogno, proprio perché Dio in me esprima la sua volontà” (21.01.2023). Forse sapeva ascoltare così tanto gli altri, soprattutto chi veniva a lui per la confessione sacramentale e per sfogare i propri problemi, proprio perché sapeva esercitarsi anche nel silenzio interiore, nell’ascolto di Dio. “Ascolta!” è la prima parola di san Benedetto nella sua Regola. Un suo riferimento importante era stato anche il cammino dei Focolari, si sentiva debitore a Chiara Lubich e portata in sé l’anelito all’unità: quante volte abbiamo sentito da lui questa parola!

Dom Gianni, con i suoi doni e le sue fragilità, era un uomo in ricerca. Era nato 80 anni fa sotto le bombe della seconda guerra mondiale e probabilmente questo dramma vissuto all’inizio dell’esistenza lo accompagnava in sottofondo. Negli ultimissimi giorni di vita lo abbiamo spesso sentito dire “aiutatemi, ho paura”: un grido che nasceva dalla sua sofferenza fisica per la malattia, un grido con cui metteva a nudo la propria fragilità e povertà, ma anche un grido con cui manifestava la propria fede e il proprio abbandono, l’affidarsi agli altri, l’affidarsi all’Altro. La sua non era una ricerca indistinta, ma la ricerca di un credente: la pace che cercava, la verità che cercava, il volto cui anelava era quello di Gesù Cristo, per lui presenza viva. In una nota, l’ultima del suo diario personale scriveva: “Grazie Gesù, perché mi fai sperimentare la tua presenza e il tuo aiuto, momento per momento, quando mi affido a te…” (8.03.2023). Anche nelle sue fragilità, nelle sue paure, dimorava la certezza della fede che abbiamo riascoltato nelle parole di Giobbe: “Io so che il mio redentore è vivo… Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro”. Nel buio della vita noi tutti cerchiamo la luce, e noi abbiamo la luce: la luce che è Cristo risorto che dà la vita a chi lo vede, cioè a chi crede in lui. Negli ultimi giorni, quando ancora però era presente e di buon umore, dom Gianni cercava la luce, era ammirato da ogni segno di luce: il cielo, la luce che filtrava dalle vetrate della cripta o dalle finestre. Spesso mi ha messo in imbarazzo quando mi avvicinavo per salutarlo, sentendomi dire da lui: “adesso sto bene perché ti vedo, vedendoti vedo la bellezza della luce”; e questo lo diceva certamente anche agli altri. A nome di tutta la comunità monastica qui desidero ringraziare tutti coloro che sono stati per lui un raggio di luce ed in particolare grazie ai monaci, amici, familiari, medici, infermieri, operatori sanitari che lo hanno accompagnato e accudito con amore e competenza. Ancora un grazie di cuore a Massimiliano che è stato per lui aiuto incomparabile nei mesi della malattia. Grazie al nostro Vescovo Douglas che ancora una volta ha voluto essere con noi, insieme a molti sacerdoti e diaconi e voi tutti qui presenti, in segno di comunione della nostra chiesa diocesana. Dom Gianni cercava la luce, vedeva la luce negli altri, quella luce che noi crediamo e speriamo egli ora veda nella sua pienezza contemplando il Volto di Dio.

A dom Gianni è stato fatto il dono di chiudere la sua esistenza terrena nel giorno dell’Assunzione di Maria, patrona del nostro monastero, e proprio nel momento della solenne celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo. Maria è stata veramente per lui Janua coeli. Le ultime parole scritte sul suo piccolo diario sono un ringraziamento a Maria: …e grazie a te, Maria Desolata, perché mi richiami sempre al “perdere tutto” per essere sempre “canale di Dio” (8.03.2024). A Santa Maria del Monte affidiamo il nostro fratello nella sua pasqua verso il Cielo.

 

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