Diocesi
Al Monte il ritiro dei politici su “Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti”
Ieri mattina si è svolto nei locali del monastero della Basilica del Monte di Cesena (foto) l’annuale ritiro degli operatori sociali e politici del territorio, organizzato dalla commissione diocesana Gaudium et Spes. Come ogni anno la mattinata si è articolata in due momenti formativi: la Messa in basilica presieduta dal vescovo della nostra diocesi, monsignor Douglas Regattieri, e la prolusione a cura del vescovo di Imola, monsignor Tommaso Ghirelli. Già nell’omelia si è posto l’accento sulla necessità di ritrovare “l’essenzialità nella nostra vita, esattamente come l’evangelista Marco sviluppa la sua narrazione evangelica, senza dettagli fuorvianti, ma andando subito al cuore del problema”. In questo caso il vescovo ha richiamato alla dimensione della tentazione che Gesù stesso ha vissuto nel deserto “ma non in maniera occasionale, bensì continuativa per tutti i quaranta giorni. La tentazione dunque è un’esperienza concreta della nostra esistenza, ma sappiamo che Cristo è più forte del principe di questo mondo – ha chiosato il vescovo – e con Lui anche noi possiamo essere più forti e vincerla”.
Dopo la celebrazione, il ritiro è proseguito nella sala Pio VII adiacente il monastero.
La mattinata si è sviluppata attorno al brano di Marco 10,35-45, in particolare sulle parole di Gesù “chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti”. La logica del servizio, inteso nella sua accezione più ampia, come carità e testimonianza, ha accompagnato la riflessione dei presenti. “Mettiamoci anzitutto in dialogo reciproco e in ascolto della nostra coscienza – ha esordito il vescovo di Imola – e torniamo idealmente non solo al discorso di papa Francesco del 1° ottobre a Cesena, ma proprio in quella Piazza del popolo dove si impasta il bene comune”. Il raffronto principale è avvenuto tra le figure dei discepoli Giovanni e Giacomo, che chiedono a Gesù di poter prendere parte al Regno sedendo “uno alla destra e uno alla sinistra” e la nostra adesione al progetto del Padre. “Come i due fratelli anche noi spesso tendiamo a chiudere Dio nella logica umana, sospinti da una nostra ambizione legittima, ma immatura. L’adesione al Regno è invece piena sequela di Cristo che si declina in un duplice atteggiamento: un abbraccio totale della via della croce, per entrare nella vera gloria del Regno e un cammino solidale con gli ultimi, i sofferenti, gli esclusi. Solo così – ha affermato il vescovo – saremo veramente servi di Gesù e dei fratelli”.
Ma la sequela di Cristo non è fatto solo di iniziativa umana. Non bisogna dimenticare come la libertà stessa di Dio, così come la sua chiamata, siano un passaggio fondamentale per avere parte con Lui: “La partecipazione così come la chiamata sono una scelta Dio. Non esiste una libertà assoluta dell’uomo e questo dovremmo ricordarlo – ha precisato – soprattutto oggi in cui la società ha sviluppato una pretesa di assolutismo sulla vita, sia nascente che morente, frutto di una deriva individualista”. Concepire il servizio come uno stile di vita è l’invito raccolto, facendo della “Dottrina sociale della chiesa non una teoria, ma il frutto di esperienze concrete per un impegno attivo”.
Proprio sulle esperienze di servizio e di bene comune si è approfondito il dibattito, con la condivisione di alcune testimonianze del territorio. Si è parlato della Via delle stelle, proposta nata dal coordinamento di più associazioni di caritativa locali che, per opera di alcuni volontari, porta aiuto e conforto ai senza fissa dimora per le vie della città. Da questa stessa esperienza è nato un altro generoso progetto la Casa di accoglienza di via Andrea Costa, dove il proprietario ha messo a disposizione il proprio immobile sfitto, per creare un luogo di accoglienza notturna che ad oggi ha dato ospitalità a 32 persone.
Nella discussione si sono avvicendate non solo esperienze di carità attiva, ma anche di impegno culturale e sociale, come il caso delle Sentinelle in piedi, movimento civico che ha raccolto in città numerose adesioni da più cittadini, di ogni età e provenienza, per continuare a sollecitare il dibattito e l’attenzione attorno alla famiglia naturale, come riconosciuta dalla Costituzione, per tradurre in politica concreti sostegni anche in favore della natalità. O la proposta dell’istituzione del Ministero della pace, promossa dall’associazione papa Giovanni XXIII, che tenta di trasporre le parole di don Oreste Benzi “l’uomo ha sempre organizzato la guerra, è arrivato il momento di organizzare la pace”, tramite l’istituzione di un apposito ministero teso a sviluppare la prevenzione, la difesa civile senz’armi, il disarmo e la gestione dei conflitti.